(D.Luciani) – Non accadeva dal 1955: la Roma vince tutte e quattro le partite contro le squadre milanesi. Le due trasferte a San Siro le aveva vinte solo due volte nella stessa stagione, in 90 anni di storia. Un evento eccezionale, con vittorie belle, spettacolari, di forza. 1-3 all’Inter con due gol straordinari di Radja Nainggolan. Stasera addirittura poker della Roma al Milan. Due gol di Dzeko a spianare la strada. I miracoli di Donnarumma e i pali ad evitare un vero e proprio “cappotto”. Pasalic riaccende una speranza ad un quarto d’ora dal termine. El Shaarawy la spegne su assist di Dzeko. Per una volta l’ex di turno segna a favore della Roma. Poi, prima del rigore con cui De Rossi cala il poker, il misfatto che distrarrà tutto il mondo romanista da qui alla partita con la Juventus, quella che – sebbene non può portare allo Scudetto – può dare un segnale di forza, di carattere, di orgoglio romanista. Una partita per cui, in altri tempi, l’Olimpico avrebbe strabordato passione e amore davanti al potente avversario. Senza tornare troppo indietro nel tempo, era il 2013 quando i giallorossi superarono 1-0 la Juve di Conte con un missile di Totti.
L’allenatore della Roma Luciano Spalletti sceglie Bruno Peres come ultimo cambio, lasciando in panchina proprio Francesco Totti, alla sua ultima serata da giocatore della Roma nella “Scala del Calcio”. L’esterno brasiliano sostituisce Dzeko a cinque minuti dalla fine. Le fiamme dell’Inferno si aprono. Tutti contro Spalletti. Tutti a favore di Spalletti. Interesse per come ha vinto la Roma per 1-4 in casa del Milan? Davvero la Roma ha vinto? Niente, zero. Che la Roma abbia mantenuto il secondo posto è scontato.
Nessuno può né vuole sminuire ciò che Francesco Totti ha rappresentato e rappresenta la Roma. La storia non si discute.
Il presente dice che nelle gambe non riesce più ad avere ritmi di gioco all’altezza di una partita di Serie A d’alto livello. Ciò che il Dio del Calcio gli ha messo nei piedi e nella testa non potrà toglierglieli neanche l’età
Luciano Spalletti se lo utilizza per uno spezzone di gara viene accusato, insultato, messo alla gogna. Se non lo utilizza, idem.
“Se tornassi indietro non tornerei mai ad allenare la Roma perché sapevo che sarebbe finita così” ha detto l’allenatore toscano, praticamente sconsolato a fine partita. Con ogni probabilità, se ne andrà a fine stagione, divorato dalla lotta intrapresa dal suo ritorno: l’aver cercato di far crescere una società e una tifoseria che dicono di pensare alla vittoria ma fanno poco per arrivarci.