(A.Austini) – Fuori un altro. La panchina della Roma cambierà proprietario per la quattordicesima volta in 14 stagioni, la media è di un anno ad allenatore. Ora tocca di nuovo a Spalletti rifare le valigie, con la stessa sensazione di qualcosa di incompiuto che accompagnò il suo commiato nel 2009, dopo appena due partite di campionato giocate. Come allora, il toscano se ne va perché non si sente supportato a dovere dalla società. Nella gestione tormentata del fine carriera di Totti, sul mercato, nel rapporto col mondo esterno, Spalletti accusa la Roma di averlo lasciato solo. Ma c’è pure la «verità» dei dirigenti, che racconta un’altra storia. Su Totti, ad esempio, era stata presa una decisione già un anno fa: la scorsa stagione doveva essere l’ultima in campo del capitano, ma Spalletti, andando allo scontro con Francesco, ha riacceso un fuoco ormai quasi spento con tutte le conseguenze (anche positive) del caso, che hanno costretto Pallotta a concedere un altro anno da calciatore a Totti. Quanto al mercato di gennaio, Spalletti ha prima chiesto un centrocampista, poi si è opposto all’arrivo di Defrel («stiamo bene così»), quindi, dopo l’infortunio di Florenzi, è tornato a lamentarsi della rosa. La verità, come spesso accade, è nel mezzo, ma ormai l’allenatore ha deciso di andarsene e la Roma stessa crede sia giusto separarsi. Per non ricominciare tra i dubbi reciproci.
Il nuovo allenatore è la priorità della Roma. Al momento Di Francesco sembra in pole, ma non c’è ancora nulla di fatto. A dire il vero, al di là dei contatti con intermediari vari, Eusebio non ha incontrato i dirigenti giallorossi. Sabato comunicherà a Squinzi la decisione di lasciare il Sassuolo e si aspetta che venga liberato senza la necessità di pagare la clausola da 3 milioni. Nel frattempo spera di ricevere la telefonata della Roma che sta valutando altri profili. Quasi solo italiani.
fonte: Il Tempo