(M. Lenzi) Mo je fa er cucchiaio! Se per Diego Armando Maradona la Mano de Dios, gol furbo e irregolare contro l’Inghilterra ai Mondiali del 1986, è l’icona di una storia calcistica da campione (assieme alla serpentina del secondo gol di Diego, sempre contro gli inglesi), per Francesco Totti la fantasia, l’imprevedibilità, l’azzardo, l’incoscienza e il talento si riassumono in una parola: cucchiaio. La data che fa entrare nella storia questo scavetto d’artista è un giovedì di giugno del 2000. Il 29. In quel giorno agli Europei che si disputano nei Paesi Bassi si giocala semifinale Italia-Olanda. I tempi regolamentari e supplementari finiscono 0-0, e si va alla lotteria ai rigori. Il terzo rigorista degli Azzurri è Francesco Totti. I rigoristi italiani si parlano. Si confidano. Di Biagio si rivolge a Totti: «A Francé, io c’ho na paura». Totti: «Eh, a chi lo dici, ma hai visto quant’è grosso quello (ndr, riferendosi al portiere olandese Van der Sar)?». Di Biagio: «Ah, così m’incoraggi?». Totti: «Nun te preoccupà, mo je faccio er cucchiaio». Maldini: «Ma che sei pazzo? Siamo a una semifinale degli europei!». Totti: «Se, se, je faccio er cucchiaio!». A insegnargli questa tecnica era stato Rudi Völler, il campione tedesco con un cuore da romanista. «Se avessi sbagliato, non sarei più uscito di casa», confesserà il Pupone all’indomani del gol che lo consacrerà nella hall of fame dei calciatori indimenticabili. Si, perché nel 2000, la Commissione di selezione della «Hall of Fame, i magnifici del calcio italiano», gli assegnerà il riconoscimento per il suo cucchiaio. Ne ha fatti tanti di cucchiai Totti, un campione la cui storia si identifica con la Roma, sugli altari e nella polvere, nelle vittorie e nelle sconfitte. Quello che il Pupo ne ritiene il gol più bello è quel fiammeggiante cucchiaio che sfoderò a San Siro (2-3) con l’Inter, era il 26 ottobre 2005. Un colpo da maestro di biliardo, preciso, incantato, irreversibile. Una cucchiaiata Francesco non la risparmierà neppure ai cugini e acerrimi avversari biancocelesti della Lazio: è un cucchiaio quello del 5-1 nel derby del 10 marzo 2002 (con la dichiarazione d’amore a Ilary nella t-shirt, «6 unica»).
Nel 2007, di cucchiaio in cucchiaio, Er Pupone finirà per diventare persino un personaggio dei fumetti con un numero di Topolino che gli dedicherà un’intera storia. All’interno del fumetto, Totti compare sotto le vesti di Frank PaperTotti e sfida in una partita di calcio Paperino e soci, rivelando proprio la nascita della sua passione per il cucchiaio. Una passione che, seppur di rado, gli ha regalato anche qualche amarezza. Quelle più grandi (di amarezze) portano il nome di Gianluigi Buffon, portiere della Juventus, e di Vincenzo Sicignano, portiere del Lecce. Cominciamo da Buffon, il giorno è il 21 settembre 2003, la partita Juventus-Roma. «Non ci ho dormito tutta la notte – commenterà Totti dopo la cucchiaiata sbagliata – ma stamattina ho rivisto la cassetta: non è stata colpa mia. Buffon è stato bravo e si è confermato il portiere più forte al mondo. Gli ho fatto i complimenti. Mi ha aspettato e non è caduto nella finta». Totti, commentando quello sbaglio, rivelerà un particolare del saluto finale con il portiere bianconero: «Ma non avevi detto che il cucchiaio non me l’avresti fatto?», sarebbe stato il simpatico rimbrotto di Buffon. Meno allegro, invece, il contesto del cucchiaio sbagliato contro il Lecce, la sera del 22 settembre del 2004, all’Olimpico. Sulla panchina giallorossa siede il tedesco Rudy Völler ma il match contro il Lecce di Zeman va male. I pugliesi sono in vantaggio. Poco prima dell’intervallo Totti ha l’opportunità, su rigore, di pareggiare i conti. Il 10 giallorosso va sul dischetto, parte e tira un cucchiaio. Vincenzo Sicignano rimane immobile e blocca il pallone. Lo stadio ammutolisce. Nel suo libro, «Mo je faccio er cucchiaio», epica dello scavetto e storia di un calciatore, Totti scriverà: «Quando ero piccolo e annavo a giocà a’pallone con ragazzi che non conoscevo e stavano a fa le squadre se finiva sempre con “palla o regazzino?“. Poi dopo 2 minuti di gioco ed un paio di tunnel tutti: “Refamo le squadre, refamo le squadre il regazzino è troppo forte!“. Che cucchiaiata!