(E. Menghi) La prima vittoria in campionato contro la Juventus al ventunesimo tentativo. La più importante perché era l’ultimo scoglio vertiginoso prima di Chievo e Genoa, avversari decisamente a portata di Roma. Il che significa chiavi in mano per il secondo posto. Spalletti sfata il suo tabù (solo una volta in Coppa Italia era riuscito a battere i bianconeri: 3-2 a Torino) e si toglie una bella soddisfazione: «Volevamo vincere, non pensavamo ad altro. Al di là di questi tre punti complicati, per certi versi fortunati, il vero successo è aver fatto vedere che persone siamo. Questa squadra ha perso partite sanguino se, ma ha un valore e l’ha fatto vedere. Abbiamo parlato di tutto fuorché di calcio durante la settimana, ma nello spogliatoio non si fanno cose che alzano la polvere, abbiamo lo sguardo rivolto all’obiettivo». Grazie anche ad una Juve spompata: «Loro hanno programmato di essere in questa posizione con un lavoro straordinario, hanno una finale mercoledì e a noi ha giocato un pochettino…». Allegri archivia la lezione e volta pagina: «Lo scudetto non è ancora chiuso, questa sconfitta ci fa drizzare le antenne. Per vincere c’è da faticare, restiamo sereni e riattacchiamo la spina. Non abbiamo alzato nessun trofeo, cerchiamo di farlo almeno in Coppa». Lazio avvisata.
Il rimorso di Spalletti può riguardare proprio il derby perso, perché il big match di ieri avrebbe davvero riaperto il campionato con un clamoroso -1, ma guardare indietro non serve a nulla. Il focus è sulle ultime due giornate e il tecnico preferisce evitare il tema futuro: «Dobbiamo vincerle assolutamente, dobbiamo avere la visuale lucida, parlare dei contratti non ha senso, alziamo solo un polverone. Io ho detto che tornerei a lavorare con Sabatini, ma si può dire anche di no. Tarabella mi vuole all’Inter? (ride, ndc) Andiamo avanti». Scherzi a parte, la Roma ha saputo fare bottino pieno nonostante l’assenza di Dzeko, pronto a tornare a Verona (cosi come Strootman): «Hanno fatto lo sforzo di preparare meglio le giocate senza di lui che di solito prende la palla buttata sporca. Nainggolan? Quello che fa la differenza, i giocatori che hanno un animaletto dentro che si chiama tigna. La Juve ne ha tanti da poterli anche prestare, a noi mancano e Radja è uno di quelli. Uno normale non sarebbe sceso in campo, ora è fermo un’altra volta ma sono sicuro che per la prossima recupererà». Dall’infermeria non segnalano ricadute.
A Totti aveva promesso di usarlo, ma lo ha fatto solo per 3 minuti: «Se fossimo stati in parità l’avrei messo prima, ma sul 3-1 dovevamo gestire e ripartire. La partita si era messa sulla lotta, non era la sua gara, ma se pure per poco credo sia stato utile chiamarlo in causa davanti alla sua gente». Appuntamento col campo rimandato a Roma-Genoa. Forse.