(K. Karimi – A. Papi) – Una stagione positiva, coppe escluse, per la Roma targata 2016-2017. Il bilancio non può considerarsi insufficiente, visto il record di punti in campionato, le ben 28 vittorie stagionali e il titolo di capocannoniere vinto da Edin Dzeko, dieci anni dopo l’ultimo che fu Francesco Totti.
Noi della redazione di Gazzettagiallorossa.it focalizziamo oggi l’interesse sulla valutazione dei singoli, scovando chi nella rosa giallorossa ha sorpreso tutti, chi ha rispettato le attese e chi invece durante l’anno è apparso inadatto a ricoprire determinati ruoli.
-PROMOSSI-
Federico Fazio: ‘El General’ della difesa giallorossa, arrivato in estate come baluardo d’emergenza in prestito dal Tottenham (grazie ai buoni uffici di Franco Baldini) si è rivelato ideale colonna difensiva. Roccioso, a tratti impenetrabile, decisivo anche negli spunti in area avversaria, l’argentino ha sorpreso tutti coloro che lo ritenevano giusto una scontata riserva d’esperienza. Straordinario soprattutto nel periodo novembre-febbraio, quando nella difesa a tre provata da Spalletti ha mostrato tutte le sue strepitose peculiarità da leader. Merita la riconferma.
Emerson Palmieri: altra grande sorpresa della stagione. E pensare che aveva iniziato malissimo, tradendo la fiducia del mister nel doppio preliminare con il Porto, tra un rigore procurato e un’espulsione sciocca. Ma la fiducia della società è stata ripagata appieno: sia da terzino classico che da esterno fluidificante ha mostrato segnali di crescita costante. Sprint, corsa, fisicità e anche un piede mancino di tutto rispetto. E’ l’esterno del futuro, peccato solo per quel brutto infortunio contro il Genoa che lo terrà fermo per almeno 4 mesi.
Edin Dzeko: per il bosniaco bastano i numeri. 39 reti tra campionato e coppe, una rinascita dopo il primo deludente anno con la maglia della Roma che aveva fatto rabbrividire tutti. Ma Dzeko è così, dopo una iniziale stagione di ‘studio’ sa come farsi perdonare, esplodendo in maniera imponente e diventando implacabile. Un ringraziamento va dato ovviamente ai suoi compagni, in grado di metterlo spesso davanti alla porta avversaria, ma la continuità mostrata durante l’anno intero è encomiabile. Di certo la sua migliore stagione in carriera.
-BOCCIATI-
Thomas Vermaelen: la prima insufficienza piena va data al centrale del Barcellona, più per l’incapacità fisico-muscolare che per le prestazioni. Doveva essere il titolarissimo della difesa accanto a Manolas, formando una coppia sulla carta ideale e qualitativamente esagerata. Ma il belga conferma di essere sul viale del tramonto, bloccato dalla pubalgia e frenato dalla paura di farsi male. L’esordio con il Porto, con tanto di espulsione, e il flop contro la Sampdoria ne hanno determinato l’automatica caduta da possibile titolare a riserva posta nel dimenticatoio.
Bruno Peres: per carità, l’impegno e la forza di volontà di questo ragazzo sono encomiabili. Ma a livello di prestazioni è risultato uno dei peggiori in assoluto. Sia da terzino basso che da esterno di centrocampo (come ai tempi di Torino) non convince quasi mai. Tante scelte sbagliate, appoggi svagati, ripiegamenti difensivi troppo spesso ritardati. Per mesi è stato scelto come titolare per esigenza tattica, ma allo stesso tempo è sempre apparso come l’anello debole di una Roma a tratti irresistibile. Sopravvalutato.
Gerson da Silva: difficile definirlo sotto la sufficienza, visto che i suoi numeri stagionali si riducono a 11 presenze complessive e un assist vincente in Europa League contro l’Austria Vienna. La bocciatura va data a chi lo ha strapagato (17 milioni di euro) già un anno fa consentendogli però di restare in Brasile a fare i propri comodi invece di essere spedito in prestito a farsi le ossa, come accaduto con altri talenti tuttora presenti nella rosa romanista. Il talento c’è sicuramente, ma si è nascosto troppo dietro a un’esagerata aria di supponenza. Lo stesso Spalletti ha faticato a credere in lui, bruciandolo letteralmente nel match-scudetto contro la Juventus.
-RIMANDATI-
Mario Rui: difficile giudicare il terzino, sfortunatissimo per il grave infortunio subito al ginocchio durante la preparazione estiva e sconfitto nel duello per il posto da titolare contro un Emerson inarrestabile. L’ex Empoli non è di certo un brocco, ma va rivisto con qualche partita in più sulle gambe e nel ruolo che più gli compete, da laterale difensivo mancino, visto che mister Spalletti lo ha spesso rischiato da esterno di centrocampo senza avere le caratteristiche per farlo.
Leandro Paredes: stagione più che sufficiente per l’argentino, due volte vicinissimo all’addio dalla Roma ma poi confermato come regista di centrocampo. Il problema è il solito sollevato a più riprese anche dalla redazione di GGR; contro le piccole si sa esaltare, sfruttando i ritmi bassi e il baricentro arretrato degli avversari, mentre va in sofferenza quando la posta in gioco si alza e si trova contrastato dal pressing opposto. Deve ancora maturare nel giro-palla e nelle scelte in mezzo al campo.
Diego Perotti: il gol al 90′ contro il Genoa e quell’esultanza rabbiosa sotto la Sud lo salvano parzialmente da una stagione troppo altalenante. Ci si aspettava di più dall’argentino che un anno fa, da gennaio a maggio, fece impazzire tutti con il suo movimento da falso nueve e con le giocate semplici ma allo stesso tempo geniali. Schierato spesso da ala sinistra, suo ruolo naturale, ha alternato prove propositive ad altre decisamente sotto tono, soprattutto in fase conclusiva. La più grande colpa? Non essersi fermato dopo l’infortunio al bicipite femorale, continuando a giocare con generosità ma senza la brillantezza necessaria al bene della squadra.
GGR