(L. D’Albergo) – Prove generali di voto. Il Campidoglio stringe sullo stadio della Roma e si prepara a una 24 ore di passione. Nella corsa a ostacoli verso l’approdo del dossier Tor di Valle in consiglio comunale, la maggioranza grillina è chiamata a mostrarsi compatta. O così almeno spera la sindaca Raggi, che nelle ultime ore ha catechizzato i suoi consiglieri. Oggi la delibera approvata lo scorso martedì in giunta dovrà passare il vaglio dell’ex circoscrizione IX e della commissione congiunta trasporti e urbanistica. Due test dall’esito tutt’altro che scontato. Il Campidoglio lo sa e per questo ha inviato l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori, il capogruppo Paolo Ferrara e l’ultragrillino Pietro Calabrese in municipio per promuovere il progetto dello stadio. Solo stamattina, però, si saprà se i pentastellati dell’Eur avranno recepito il messaggio. Il loro parere non sarà in ogni caso vincolante, certo. Ma a livello politico potrebbe pesare oltremodo. In contemporanea, infatti, il masterplan giallorosso sarà esaminato dalle commissioni trasporti e urbanistica. Qui i consiglieri comunali, a differenza dei colleghi del municipio IX, sembrano remare uniti, nella stessa direzione. Ma le sorprese sono dietro l’angolo. L’ortodossa Cristina Grancio, da sempre contraria al «cemento » a Tor di Valle, dovrà giocare a carte scoperte. Con lei anche le colleghe Alisia Mariani e Alessandra Agnello. Il loro territorio di riferimento e bacino elettorale (da non deludere) è proprio l’Eur. Se voteranno come nell’infuocata riunione di fine febbraio, il M5S incasserà altri due «no». La maggioranza a quel punto vacillerebbe.
La lettera inviata al presidente del consiglio comunale Marcello De Vito dall ex assessore all’Urbanistica della giunta Marino, Giovanni Caudo potrebbe spostarne gli orientamenti. Torna, infatti, lo spettro del danno erariale: «Meno patrimonializzazione per il pubblico – si legge nella missiva – più profitti per il privato e potenziali debiti per la collettività ». Il Comune, secondo l’urbanista, potrebbe ritrovarsi a rispondere di «un debito potenziale da decine di milioni di euro», derivanti da «un’opera pubblica fondamentale per l’intervento », il ponte sul Tevere e lo snodo di collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino, che, «è solo indicata nei disegni senza una precisa e chiara fonte di finanziamento».
L’altro fronte è quello del vincolo sull’Ippodromo di Lafuente. Ieri Italia Nostra ha scritto al soprintendente Francesco Prosperetti: per non far decadere la tutela sull’impianto del 1969, in scadenza il 13 giugno, deve firmare al più presto. Valutazioni in corso, la riserva potrebbe essere sciolta già oggi. Con la concreta possibilità che il vincolo apposto dall’ex soprintendente Eichberg alla fine decada: la sua iniziativa si sovrappone a quella della Regione, che nel 2014 rilasciò invece il nulla osta alla possibilità di costruire in area Ippodromo. Due atti confliggenti che, in caso di conferma da parte di Prosperetti, potrebbero aprire un’autostrada ai proponenti (Eurnova e As Roma) per un ricorso lampo al Tar. Ultimo capitolo: il confronto in aula. Il Pd è sul piede di guerra. «Al municipio XI (coinvolto nel progetto causa ponte sul Tevere, ndr) è stato negato il parere sullo stadio. Il M5S cancella la partecipazione dei cittadini», attacca la capogruppo Michela Di Biase. E in aula sarà battaglia a colpi di emendamenti sulle opere pubbliche. Il progetto Raggi rispetto a quello di Marino taglia il 50 per cento delle cubature e vede il contributo di urbanizzazione dei privati scendere da 270 a 120 milioni di euro. Secondo il consigliere dem Giulio Pelonzi, «un regalo ai proponenti».