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Il Messaggero Biscione tra stop al calcio e lo scontro con Vivendi

(R. Amoroso) Premium senza calcio dal 2018? È ancora presto per dire se sarà davvero così. Ma il risultato dell’asta dei diritti del calcio di serie A, di fatto un flop, dice almeno due cose: primo, che di un accordo con Vivendi non c’è nemmeno l’ombra; secondo, che davvero Mediaset ha messo in conto di fare a meno del calcio. Sulla carta, nessuna sorpresa: già con la presentazione del piano industriale a inizio anno, a Londra, Mediaset aveva messo le mani avanti, parlando di approccio «opportunistico» sui diritti e di «sostenibilità» del business anche senza calcio. Senza contare che la scelta del Biscione di farsi da parte, ieri, di fronte a un’asta «inaccettabile» è del tutto «coerente» con la bocciatura del bando della Lega, con tanto di esposto all’Antitrust, rigettato.

Eppure fino all’ultimo sul mercato si scommetteva su una svolta a sorpresa, magari legata ad un accordo con Vivendi, dopo che il ceo, Arnaud de Puyfontaine, aveva ammesso di voler fare «un pensierino» sulle aste dei diritti del calcio. L’accordo però non c’è stato. E a sentire loro, non c’è stato nemmeno il minimo contatto nell’ombra tra i due gruppi, Mediaset e Vivendi, ai ferri corti per l’affare Premium. Si poteva pensare allora un asse tra Mediaset e Tim, magari con un accordo commerciale passando da Tim Vision da costruire dopo l’asta. Ma nessuna intesa era possibile, si dice. Non con questo bando e non a questi prezzi, giudicati poco appetibili un po’ da tutti (i due pacchetti on-line erano valutati sul mercato 40 milioni, contro i 200 richiesti e i 50 offerti secondo indiscrezioni dalla tedesca Perform). Anche Vodafone e Tim (che già due settimane fa si era sfilata) hanno dunque dato forfait. Strano che Infront, l’advisor della Lega, si dica «deluso» dall’assenza di Tim. La stessa Sky ha offerto pochi spiccioli per pacchetti ben più ricchi.

Ora chissà, magari il nuovo bando (per cui c’è tempo fino a dicembre) oppure l’ipotesi di un canale della Lega per vendere i diritti delle partite di Serie A, potrebbero riaprire un po’ i giochi anche per Mediaset. A patto che i prezzi siano diversi.

LE PROSSIME MOSSE – Ma intanto, oltre a fare ricorso «in tutte le sedi competenti», come annunciato ieri, Tar compreso, Mediaset starà a quel piano industriale senza calcio a partire dal 2018. Già, perchè fino ad allora avrà «tutti i match delle principali squadre di serie A e soprattutto della Champions League in esclusiva assoluta», ha ribadito ieri una nota del gruppo. Se poi tra due anni non ci sarà più il calcio sui canali Premium, arriveranno comunque 468 milioni di Ebit in più tra 2017 e 2020. Si tratta, hanno assicurato dal gruppo a Londra, di accrescere ulteriormente il market share sul mercato pubblicitario e puntare su produzioni proprie locali e di qualità. Infine, si punta a lanciare piattaforme cross-media aperte alla collaborazione con gli Over the top. Perchè questo può funzionare, dicono a Cologno Monzese, in un mondo che va verso la convergenza con i gruppi di telco e consolidamento transfrontalier». C’è dunque una virata verso film, serie tv e intrattenimento. Una strategia che prevede anche di mettere a disposizione canali pay prodotti da Mediaset anche ad altri operatori e di aprire la piattaforma Premium a tutti i produttori di contenuti interessati.

IL NODO SU PREMIUMNei prossimi mesi andrà avanti il contenzioso con Vivendi. E da parte sua il gruppo d’Oltrampe avrà il tempo di costituire Vivendi Italia spa e guardare con più calma alle opportunità sul tavolo. In realtà i francesi sembrano poco interessati ai diritti di Serie A, al momento. Soprattutto a questi prezzi, il dossier è stato aperto e richiuso in pochi giorni. Rimane da vedere come finirà «la riflessione» per l’asta dei diritti Champions che scade domani (la base d’asta è 200 milioni). Ma in pochi credono che a questo punto i francesi si presenteranno all’appuntamento. Questione di «sostenibilità del business». Fatto sta che finora non è decollato alcun accordo sull’asse tra Vivendi (che controlla Telecom al 23,9%), Mediaset (controllata dai francesi al 29%) e la stessa Telecom. E chissà quando e se mai decollerà. Intanto, ben prima che arrivi il nuovo bando dei diritti di serie A, entro la prossima settimana Vivendi dovrà presentare un piano per superare i paletti dell’Agcom su Mediaset (l’ipotesi più probabile è il congelamento di una parte della quota).
Per la verità a un asse tra Vivendi-Mediaset e Telecom sembra crederci invece Infront, l’advisor della Lega. «È in fase di definizione la situazione di Vivendi, Telecom e Mediaset che a un certo punto arriverà a maturazione e si potrà contrapporre a Sky. Quindi non sono preoccupato», ha detto l’ad di Infront, Luigi De Siervo. Se non sarà così, «l’unica ipotesi plausibile sarebbe il canale della Lega».

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