Quelle pazze immagini hanno sbalordito mezzo mondo e soprattutto i tifosi della Roma. L’indice di Edin Dzeko puntato al volto di Kostas Manolas, la manata sul collo, gli spintoni, gli insulti, infine il testa a testa. Scene incredibili. Ma sotto alla cenere della rissa scoppiata in coda alla sfida di Zenica tra la Bosnia e la Grecia crepitano, neppure velatamente, il fuoco della ragione politica e la rabbia intrecciata ad alcuni episodi del passato. «È stata una vergogna. Sembrava una guerra e certe cose andrebbero risolte nei tribunali», ha raccontato Manolas. Tanto per capirsi, dopo la partita di andata, la federazione greca si era dovuta scusare con la Bosnia perché i propri supporter avevano esposto uno striscione che esaltava il massacro di Srebrenica del ’95.
Per tentare di sdrammatizzare, Antonio Ruediger ha usato l’ ironia: e ha pubblicato su Instagram la foto della lite tra Manolas e Dzeko decorandola con la scritta «Chi vincerà?». E neppure è chiaro se i due giocatori giallorossi poi si siano riconciliati. Di certo l’altra sera non avevano alcuna voglia di scherzare il bosniaco della Lazio, Senad Lulic, e il greco Giannis Gianniotas. Lulic, del resto, era uscito dal campo dopo aver ricevuto un colpo dall’ex giallorosso Torosidis e aveva rimediato la rottura dello zigomo sinistro. Tanto che ieri si è sottoposto a un intervento chirurgico. Invece a Gianniotas era addirittura saltato un dente. Era stato colpito al volto da un assistente della panchina bosniaca. Se questo è sport…