C’è Roma fuori. Oltre le finestre, oltre il terrazzo: di là San Pietro e Castel Sant’Angelo; di qua piazza Navona. C’è Roma dentro: in casa, nella testa, nelle parole. C’è il mondo, anche. Sia fuori, sia dentro: di qua i luoghi che vede, di là quelli che avrebbe potuto vedere o che potrebbe ancora vedere. C’è il tempo, poi: Daniele De Rossi parla per più di due ore. Di quello che c’è dentro, di quello che c’è fuori, a Roma, nel mondo, nella sua vita. Quindi il calcio, il passato, i compagni, questa città, gli allenatori, le altre città, il futuro. Se stesso, soprattutto. «Sto bene. Sono felice. È un annetto che ho ricominciato a sentirmi un calciatore fino in fondo. Un calciatore di livello alto. Vero».
Che che cosa è successo?
Prima ero sceso di prestazioni, era diminuita la convinzione che il mio fisico potesse reggere nel calcio italiano ed europeo a certi livelli. Poi, un po’ la mia caparbietà, molto l’Europeo e il pre-Europeo con Conte e tutto il lavoro che ha fatto Spalletti e questa grande squadra che ha creato, hanno fatto sì che tutto fosse più facile. Poi resta che non sono un giocatore alla Messi…
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