(M. Nerozzi) – Juve-Roma è sempre uguale, da Turone al Pupone, non fosse che stavolta manca proprio lui, Francesco Totti, per la prima volta da 25 anni. Lo sa bene Alessandro Florenzi, un altro romano e romanista, che l’ha visto da tifoso, raccattapalle, capitano. E, da questa stagione, dirigente. Altra novità: si gioca a Foxborough, 35 chilometri a Sud-Est di Boston, casa Pallotta.
Alessandro Florenzi, com’è senza Totti?
Ci manca, come persona, compagno, capitano: ci avevo fatto tutti i ritiri.
Ci ha già fatto l’abitudine a vederlo dietro la scrivania?
Veramente no, perché ancora non l’ho visto. Ma ci starà vicino e per noi sarà un gran vantaggio.
Cos’è stato Totti per lei?
È entrato in tanti miei sogni. Lo vedevo quando facevo il raccattapalle, al mio esordio sono entrato al suo posto e mi ha fatto l’assist per il mio primo gol: potevo chiedere di più?
E ora che cosa pensa?
Che sono stato fortunato a vivere quel che è stato Francesco, i suoi anni, la sua fine calcistica, toccante, per tutti quelli che amano il calcio. Ora lo vivrò da dirigente e sono sicuro che farà il meglio per la Roma, come ha sempre fatto.
Cosa ricorda del suo esordio?
Di Francesco, uno sguardo e il suo sorriso, per stemperare la tensione, che ovviamente era solo mia.
E in allenamento?
All’inizio un po’ di soggezione, perché hai paura di sbagliare, anche solo un passaggio. Ma lui e Daniele De Rossi sono sempre stati fenomenali, perché ti fanno sentire a tuo agio, come se ti allenassi con loro da anni.
Da tifoso sognava di diventare Totti?
Sognavo di diventare un giocatore della Roma, ma non certo lui, e neppure capitano. Averlo fatto, è già stata tanta roba.
Dopo aver visto Totti, che definizione di talento le resta?
Un giocatore che ha gli occhi di dietro, riesce a vedere cosa succede alla sue spalle, anche prima degli altri. Questa è la mia definizione di talento.
Ha mai provato a imitare qualche suo colpo?
(sorriso) Me faccio male.
Purtroppo, s’è fatto male sul serio, due volte: ora come va?
Bene, diciamo che l’ho presa con filosofia. E con il giusto tempo, anche dopo il primo infortunio, perché nel secondo c’è stata una casualità. Non è vero che ho voluto forzare i tempi.
È tempo di pronostici, in estate: la Juve è più debole senza Bonucci?
Sì, perché è un uomo di carisma e personalità, che a loro leva tanto, anche se restano una squadra formidabile, quella da battere. Però, togliere Bonucci sarebbe come levare De Rossi alla Roma.
E come sarebbe?
Daniele è il raccordo di tutto.
Non avrete più Rudiger e Salah.
Sono stati molto importanti, ma speriamo che siano e sono rimpiazzati da giocatori altrettanto forti.
Della Juve chi le piace?
Ho sempre ammirato Buffon, per l’uomo che è. E me l’ha dimostrato in Nazionale.
Resta Nainggolan: che giocatore è?
Il più forte centrocampista del campionato e forse non solo di quello italiano.
Teme di non andare in Champions?
Il Milan e soprattutto l’Inter, che non ha le coppe, possono dire la loro, ma noi siamo pronti a dar battaglia a tutti.
È arrivato Di Francesco: perché è difficile allenare la e a Roma?
Non lo dico io, ma gli anni: qui si passa dalle stelle alle stalle. Ci sono tante radio, tv, siti, che ogni giorno parlano di tutto, anche delle cose più banali. Ti devi concentrare.
Alla Juve cosa invidia?
Gli scudetti.
Totti è leggenda, De Rossi capitano, lei come si vede?
(sorriso) Non ne ho idea, ma di certo vorrei essere nella Roma che vince uno scudetto.
Fonte: la stampa