(F.Ferrazza) – «Riparto dalla fine, da quel 28 maggio, da quel giorno per me storico, lì è finita la mia vita da calciatore e adesso ne inizia un’altra da dirigente». Francesco Totti rompe il silenzio mantenuto dalla sua ultima partita contro il Genoa, alzando il sipario ufficialmente su un percorso nuovo, tutto da definire in ruolo e competenza, ma dentro Trigoria. «Metterò la stessa testa e lo stesso spirito avuti quando giocavo — continua l’ex numero 10 a RomaTv — forse ancora di più perché ho tanta esperienza calcistica e conosco bene l’ambiente intorno alla Roma. Mi metterò a disposizione a 360 gradi, dal settore giovanile al presidente. Mi ci vorrà tempo, sei mesi, oppure un anno o due, non so quanto, per capire davvero quello che potrò fare davvero: sarò tutto e niente».
Nel frattempo spera di ritrovare oltre a Nainggolan, a un passo dal rinnovare il suo contratto, come da ammissione di Pallotta («Tutto fatto»), anche l’amico Manolas. E le giornate americane saranno decisive per scrivere il futuro del greco. Dal rifiuto del trasferimento allo Zenit, il giocatore e il suo entourage non hanno ancora avuto modo di fare il punto della situazione con Monchi, impegnato a riempire i tasselli mancanti della rosa per Di Francesco. La squadra sta in queste ore lavorando a Detroit, per la prima amichevole di lusso a stelle e strisce dell’International Champions Cup, contro il Psg, domani notte (ore 2 italiane).
E Manolas fa parte di una spedizione che non dovrebbe più perdere i suoi pezzi pregiati, dopo le cessioni di Ruediger, Salah e Paredes. Sul greco c’è però il corteggiamento della Juventus, che ha perso Bonucci, anche se Monchi per sedersi al tavolo della trattativa non parte da una cifra inferiore ai 40 milioni. Intanto Di Francesco, nel gioco delle coppie di centrali difensivi, ha ieri provato Manolas con Moreno e Castan con Fazio, mentre Juan Jesus è al momento utilizzato come esterno sinistro. «È importante provare gli schemi del mister — spiega Fazio dagli States — per me è la stessa cosa giocare a 4 o a 3».
fonte: La Repubblica