Se finora le prestazioni di Aleksandar Kolarov erano bastate per mettere da parte i dubbi sul suo passato laziale, la rete (decisiva) di ieri a Bergamo ha finito col portare via anche la scia. Almeno in parte: perché a fine gara qualche tifoso della Roma gli ha ricordato a brutto muso le sue stagioni biancocelesti, con tanto di cori e insulti. Lui non ha replicato – scrive la Gazzetta dello Sport -: lo aveva già fatto sul campo, iniziando nel migliore dei modi la sua avventura giallorossa.
«Io sono qui per dare il massimo per questa maglia, per la quale farò sempre il 100 per cento – ha detto il terzino serbo –. Il passato è passato e non posso certo rinnegarlo, ma ora sono qui e darò tutto quel che ho per la Roma». E questo basta alla gente giallorossa, soprattutto se poi le prestazioni continueranno ad essere queste. «Era importante vincere, sapevamo che l’Atalanta gioca un ottimo calcio. Abbiamo iniziato bene e alla fine penso che la vittoria sia meritata, anche se avremmo potuto chiudere prima il match. L’obiettivo era mantenere la porta inviolata, perché sapevamo che almeno un gol lo avremmo fatto. E ci serviva partire con il piede giusto».
Anche se poi, a vedere i numeri, la sua partita non è che sia stata così perfetta. Nel senso che Aleksandar ieri ha perso ben 23 palloni, più di chiunque altro in mezzo al campo. Ma a renderla decisiva è bastato quel gol su punizione diretta, il primo in Italia (in Premier ne aveva segnati invece 5). «Pensavo si aspettassero un mancino che calciasse alto sopra la barriera, ci ho provato ed è andata bene. Ho deciso di cambiare all’ultimo passo: la barriera era alta, ero sicuro che il portiere non avrebbe visto partire la palla. Anche se temevo potessimo prendere il contropiede». E se il gol ha fatto la differenza, a Di Francesco è piaciuta anche la sua capacità di essere regista aggiunto, in una partita in cui la Roma ha faticato eccome nel palleggio dal basso.