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Il Gran Premio d’Italia

(M.Ferretti) – Ci siamo. Quasi. Ancora pochi giorni e si ricomincerà. Riparte il campionato, con tutto il carico di emozioni, gioie e dolori, che si porta dietro. Semaforo verde sabato, con gli anticipi che chiameranno in causa due delle sicure protagoniste della stagione, la Juventus campione d’Italia che ospiterà il Cagliari e il Napoli che sarà in casa del Verona. Si riparte con il mercato aperto (sarà così anche per la seconda giornata) e questo vuol dire che, per forza di cose, gli organici di tutte le squadre non possono considerarsi completi o definitivi. Al di là di questo, i bianconeri,nonostante la mazzata dell’Olimpico contro la Lazio, e il Napoli di Sarri occupano – al momento – la prima fila della griglia dal Gran Premio d’Italia. La Juventus continua ad avere l’organico più attrezzato, anche se con un anno in più e senza Bonucci (e Dani Alves); il Napoli, che non ha cambiato praticamente niente, facendo della non rivoluzione la propria rivoluzione, appare ancora la squadra più affidabile sul piano del gioco. Seppur per due motivi diversi (da una parte i giocatori; dall’altra il gioco), Juventus e Napoli sembrano avere qualcosa in più di tutte le altre.

UNA SQUADRA TRISTE – A cominciare dalla nuova Roma di Di Francesco e dall’Inter di Spalletti, che non possono andare più giù della seconda fila della griglia di partenza. La Roma oggi è tutta un rebus: la rosa è incompleta, ma questo non basta per spiegare al cento per cento come mai la squadra gioca così male. O meglio, non gioca alla Di Francesco. O è il tecnico che non riesce a spiegarsi e farsi capire; oppure sono i giocatori che non sanno (non vogliono?) capire le sue idee. Ognuno va per conto suo, non si segue uno spartito e così soprattutto la fase difensiva ne risente in maniera pesantissima. L’esibizione di Vigo è stata imbarazzante e le accuse di Di Francesco alla squadra (“Approccio sbagliato; si gioca come ci si allena; non ho visto niente del mio calcio”) danno l’idea di un rapporto non ancora completamente sbocciato tra tecnico e giocatori. Più dalla seconda parte che dalla prima, però. La Roma oggi è una squadra triste; che dà l’idea di non divertirsi. C’è bisogno di credere in un’idea comune, tutti insieme. Se qualcuno non se la sente, farebbe bene ad alzare il braccio e salutare. Poi, però, dovrebbe spiegare il perché del suo rifiuto. La classe di Spalletti è la garanzia della nuova Inter che, proprio in virtù dello spessore del suo tecnico appare più accreditata del super rivoluzionato Milan di Montella. L’equazione Tanti acquisti, squadra da scudetto non sempre trova conferme nella realtà. Il Milan ha tanti giocatori, manca però la squadra.

UN PIENO DI ENTUSIASMO – L’esatto contrario della Lazio di Inzaghi che, non solo per la vittoria della Supercoppa, merita l’etichetta di mina vagante del campionato. L’allenatore è bravo, ha grandi intuizioni, la squadra lo segue, il rischio a gioco lungo è che la rosa sia troppo corta. Ma il mercato, come detto, è ancora aperto. Saranno queste cinque squadre, vedrete, a giocarsi i quattro posti per la Champions 2019. Difficile ipotizzare altre pretendenti: il Torino di Mihajlovic e l’indecifrabile Fiorentina di Piolidovranno ancora una volta guardarsi le spalle dall’Atalanta di Gasperini per un posto al sole. Tutto il resto, è noia. Con la parte sinistra della classifica già scritta. Sarebbe bello, però, non dover assistere di nuovo al malinconico tran tran della passata stagione, con squadre retrocesse già a gennaio (e ancora complimenti al Crotone) e quindi appeal pari allo zero per almeno sette partite ogni turno. Ad occhio e croce, non ci saranno record di punti come accaduto nel passato campionato perché la concorrenza, là in alto, s’è fatta più forte. Vincerà la squadra che avrà avuto più regolarità o continuità di rendimento, in nome di un equilibrio che da sempre contraddistingue chi solleva la Coppa dello Scudetto, da sei anni consecutivi nella bacheca della Juventus.

fonte: Il Messaggero

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