Mai Aleksandar Kolarov aveva segnato un gol in quel modo, beffando una barriera che saltava, e mai aveva sfoggiato il pezzo forte del suo repertorio in Serie A: il calcio di punizione. Serbo, mancino, tosto, cecchino come l’illustre predecessore, Kolarovsi era scaldato in patria, tra Cucaricki e Ofk, ma ha affinato le doti più avanti: tra la Lazio, in cui ha segnato due gol importanti su punizione contro la Fiorentina in Coppa Italia, il City e la gemma di Bergamo con la Roma, oltre alle nazionali serbe, ha collezionato 17 gol su 42 proprio grazie ai calci da fermo. Significa il 40 per cento del totale.
Perso Pjanic, insomma, con un anno di distanza la Roma ha recuperato un prezioso specialista dei tiri da fermo. E pazienza se qualcuno, in minoranza, ancora ne contesta il passato laziale. Kolarov della Roma di Eusebio Di Francesco è già una colonna. Costruttore di gioco, motivatore, finalizzatore.
fonte: R. Maida – Il Corriere dello Sport