(U. Trani) L’Olimpico, con l’entusiasmo e la passione di quasi 50 mila spettatori, riabbraccia la Roma, alla prima partita stagionale davanti al suo pubblico. Ma il calendario non aspetta nessuno e l’ospite è già ingombrante. Così questa notte di fine estate fa subito il pieno di gente e anche di emozioni. Il debutto (in casa) di Di Francesco sulla panchina giallorossa rischia però di passare in secondo piano per il ritorno nella capitale di Spalletti. Che, ripetendo quanto fatto 8 anni fa, ha deciso autonomamente di andar via da Trigoria. Il 28 maggio, nella gara dell’addio contro il Genoa, incassò fischi per lui immeritati. Non incomprensibili, invece, per il trattamento riservato per un anno e mezzo a Totti. Adesso torna da nemico, magari anche rimpianto da parte della tifoseria. Si ripresenta da allenatore dell’Inter che avrà la possibilità di rilanciare ai vertici della serie A, non avendo la distrazione delle coppe europee.
SGUARDO AL FUTURO – I bookmakers danno leggermente favorita la Roma anche se il match, almeno in partenza, è più complicato per Eusebio che per Lucio. Stasera, ore 20,45, non è il passato che conta, e fa bene il tecnico giallorosso a scansare i paragoni scomodi con l’ex che ha chiuso l’ultimo campionato con il record dei punti (87) nella storia del club e che nei tre precedenti lo ha sempre battuto (quando guidava il Sassuolo). A fare la differenza può essere la rosa: Di Francesco è ancora in attesa di ricevere il sostituto di Salah, cioè la seconda punta che, la scorsa stagione e contando pure le coppe, con Spalletti ha segnato 19 reti, arricchendole di 12 assist. E va ricordato che proprio Salah, tra i giocatori ceduti dalle società di serie A, risulta a pochi giorni dalla chiusura del mercato (stop giovedì 31 agosto) ancora quello con la valutazione più alta (50 milioni, bonus compresi). Questo solo per ribadire la necessità di rimpiazzarlo con un calciatore di primo piano. In più, tra i convocati per la gara contro l’Inter, non figura nessun terzino destro di ruolo: ceduto Ruediger, appena recuperato Florenzi (sarà per la prima volta in panchina dopo il secondo intervento al ginocchio) e ancora indisponibile Karsdorp (operato ad inizio luglio), si sono fermati per problemi muscolari Peres e il giovane Nura. Eusebio, non volendo abbandonare il 4-3-3, dovrà adattare un centrale difensivo: Juan Jesus è l’ultima idea del tecnico che comunque non scarta Manolas, provato in quel ruolo nel finale della partita di Bergamo. Oppure dovrà abbassare Nainggolan. Su quella corsia c’è Perisic, fisicamente e tecnicamente uno dei più quotati tra i giocatori nerazzurri. Ma, più che all’emergenza e al mercato, Di Francesco pensa al comportamento di squadra, fondamentale per limitare l’Inter. Il successo di domenica scorsa contro l’Atalanta è stato convincente per carattere ed equilibrio. La Roma, solida e organizzata nella fase difensiva, ha, invece, mostrato di essere poco efficace al momento di concludere. Un tiro e un gol, tra l’altro su punizione.
SVOLTA BUONA – Anche Lucio aspetta ancora qualche rinforzo dal club nerazzurro. Di sicuro, però, ha più scelta del collega per ogni reparto. E soprattutto il suo gruppo ha già metabolizzato il 4-2-3-1 che rimane il sistema preferito di Spalletti, come si è visto domenica scorsa contro la Fiorentina a San Siro. L’Inter ha già un’identità, i giallorossi lavorano per trovarla. Eusebio ha ammesso di cercare più qualità. Che passa però attraverso il pressing e la verticalizzazione, sempre alzando il ritmo. Ma sa che non è questa la sfida per concedere spazio ai nerazzurri che, con lo sbarco di Lucio, hanno subito gustato la bontà della transizione. In questo senso Di Francesco avrà studiato come Inzaghi, aspettando la Roma di Spalletti nei derby dell’ultima stagione, sia riuscito ad andare a dama ripartendo in velocità. I complimenti, alla vigilia, si sono sprecati, soprattutto ad Appiano Gentile. Affetto per Totti e stima per il collega più giovane. Sono la specialità di Lucio, quando si specchia davanti alle telecamere. Ma, solo pochi mesi fa e ancora da giallorosso (con tanto di megafono, per urlare «Forza Roma) criticò proprio Eusebio. Solo perché era entrato tra i candidati per la sua successione. Anzi per la sua (annunciata) seconda fuga.