(T.Carmellini) – È una storia già vista. La Roma riparte e si ritrova contro il suo passato e stavolta lo fa con due pezzi da novanta come l’ex ds Sabatini (l’uomo che aveva carta bianca sul mercato) e il tecnico del record dei punti dell’ultima stagione Luciano Spalletti (che deteneva i «diritti» sull’area tecnica). Ingaggiati dagli americaniper fare l’ambito salto di qualità: che non c’è stato, ma le ragioni sono complesse e probabilmente non riconducibili «solo» ai due ex che comunque hanno le loro responsabilità. Così, dopo i primi 90 minuti di sofferenza dai quali la nuova Roma di Di Francesco è uscita comunque a testa alta e con 3 punti pesanti, c’è subito da fare i conti con i «sospesi». E Spalletti con la Roma ne ha più di uno. A partire da quello con il «suo» ex Capitano col quale ora fa l’amicone ma che è stata una delle cause che ha portato poi all’inevitabile divorzio. Uno era chiaramente di troppo.
Ma non solo Spalletti, perché la sfida di sabato sarà anche amarcord dirigenziale. Ora, dire che Sabatini avesse un rapporto stellare con Pallotta forse è troppo, ma anche quell’addio ha lasciato strascichi. E adesso, avere l’ex ds «contro», non è certo una bella cosa per la Roma: e non solo per l’operazione Schick sulla quale Monchi si trova a duellare proprio con Sabatini e i soldi orientali. Ora però la Roma va per la sua strada, con un processo di normalizzazione che non può che far bene. Il lavoro di Di Francesco, la voglia e la qualità di un gruppo al quale va solo concesso tempo. Questo almeno il popolo romanista glielo deve.
fonte: Il Tempo