(G.Buccheri – M.De Santis) – Il feeling con la Champions è il confine sul quale si giocherà il duello fra la Roma e l’Atletico Madrid di questa sera all’Olimpico. La Roma sta di qua, dalla parte di chi dentro all’Europa che conta soffre, spesso cade e fatica a rivedere la luce: stavolta toccherà al debuttante Eusebio Di Francesco dare un senso alla stagione europea dei giallorossi, a cominciare dalla partita che può già decidere gli equilibri del girone. «Dovremo dare battaglia perché l’Atletico sa come si fa: speriamo ci sia un’inversione ad una tendenza che ci vede in difficoltà in Champions», dice DiFrancesco.
PADRONI DI CASA IN SALITA – Di difficoltà in Europa la Roma a stelle e strisce ne ha incontrate diverse. Lo dicono i numeri: solo due successi su sedici partite in Champions da quando sono atterrati gli americani nella Capitale. Dall’altra parte del confine ci sono, invece, una squadra ed una società che, identificandosi nel tecnico, viaggiano accompagnati dalla grazia dei più forti ogni volta che si trovano nella coppa più nobile. Anche in questo caso lo dicono i numeri: l’Atletico, negli ultimi quattro anni, ha giocato, e perso, due finali con il Real Madrid, una volta è uscito in semifinale e un’altra nei quarti. «Da noi c’è vita, energia. Prima o poi la Champions arriverà, non ho dubbi», racconta Diego Simeone, guida degli spagnoli da sette anni. Simeone aveva firmato il rinnovo fino al 2020, poi il dietrofront: c’era da decifrare un progetto che, per un attimo, gli è apparso pieno di nubi e, per questo, la decisione di accorciare l’accordo fino al 2018. Poche ore fa, il rilancio. «Ho rinnovato per altri tre anni perché – dice Simeone –dietro di noi ci sono giovani che danno forza al domani dell’Atletico e chi è con me vuole coronare il sogno della Champions. Sabato contro il Malaga, poi, giocheremo nel nuovo stadio, una meraviglia: a Madrid c’è vita, energia…». La Roma guarda all’Atletico, vorrebbe imitarlo. «Dobbiamo prendere ispirazione da loro», disse il patron Usa James Pallotta. Imitare una realtà costruita con saggezza ed equilibrio, con scommesse trasformate in certezze: l’Atletico non ha potuto fare mercato perché bloccato dall’Uefa fino a gennaio, ma Simeone non l’avrebbe fatto ugualmente. «Se il club mi dicesse ti vendiamo Godin, Koke o Griezmaan per altri tre colpi, io gli risponderei che preferisco tenere i miei», dice l’allenatore che l‘Italia (l’Inter su tutti) ha inseguito invano.
fonte: La Stampa