(G. Lengua) – Stephan El Shaarawy riparte da dove aveva concluso. Era il 20 maggio, al Bentegodi la Roma giocava con il Chievo, Luciano Spalletti lo ha schierato titolare e lui ha firmato una doppietta determinante per il 5 a 3 finale. Stadio Olimpico, 23 settembre, nella Roma molto è cambiato: un nuovo allenatore, nuovi compagni e un nuovo modulo. Il Faraone, però, prende subito confidenza con il tecnico che lo schiera a sinistra e destra, ricevendo in cambio lo stesso rendimento, senza proteste. DiFra ha trovato la chiave e la piena disponibilità dell’ex Milan: una doppietta, tante occasioni da rete e il lasciapassare per un posto da titolare. «Ogni anno si dice che può essere quello della mia consacrazione. Sto bene sia fisicamente che mentalmente, vorrei continuare in crescendo come la fine della scorsa stagione. Se questo accadrà sarà merito dell’allenatore che ha una bella considerazione di me. La posizione? Perotti ed io preferiamo giocare a sinistra, ma se il tecnico ci chiede di metterci a destra dobbiamo farlo e ne siamo in grado», ha detto El Shaarawya fine gara. Mai una polemica, anche quando Spalletti per un periodo ha scelto di non farlo partire titolare: «Mi sono messo a disposizione della squadra e l’ho sempre fatto quando sono stato chiamato in causa. Il lavoro alla fine paga. Le ultime partite potevano sembrare semplici, ma le ha rese tali la nostra interpretazione. Siamo forti e con la mentalità vincente. Il Mondiale? Andarci è un mio obiettivo». Di Francesco lo giudica un giocatore giocatore ideale per il suo 4-3-3, perché è uno dei più bravi sia nei tagli che ad attaccare la profondità :«Mi sono sempre reputato all’altezza di essere negli undici, questo modulo mi avvantaggia: a sinistra cerco di andare più tra il centrale e il terzino, mentre quando gioco a destra attacco la profondità».
MAGIC MOMENT – Due gol e cinque tiri in porta (gli stessi di Dzeko), potrebbero essere solo l’inizio della scalata: la concorrenza si farà sentire quando Schick tornerà a disposizione. Intanto ElSha si gode il momento di gloria.
Fonte: il messaggero