Uno in panchina, l’altro in tribuna. «A Siviglia lo chiamavano “l’altro Diego”, ma divenne presto Simeone – ha poi raccontato Monchi dell’attuale tecnico dell’Atletico Madrid – Aveva una testa superiore, una grande visione tattica del match. In campo dava indicazioni ai compagni già all’epoca. Non avrei immaginato per lui una carriera simile, ma a rileggerli ora quei segnali erano chiari. In campo aveva una dote enorme: esaltava i suoi pregi e riusciva a nascondere i difetti. In fondo, è la stessa cosa che riesce a fare oggi con le squadre che allena».
DIEGO ROMANO – Chissà se un giorno il Cholo siederà mai sulla panchina della Lazio. Simeone a Roma è essenzialmente due colori, il bianco e il celeste di una squadra con cui ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una europea. Simeone all’Olimpico è un rivale tra i più odiati dai tifosi della Roma. È uno sputo ricevuto dal brasiliano Zago in un derby, 21 novembre 1999. È un gestaccio verso la curva Sudcon le parti nobili energicamente coinvolte, dopo un pareggio in extremis in un’altra stracittadina, 29 aprile 2001. Simeone a Roma è anche un gol triste, il 5 maggio 2002: Diego segna di testa alla sua Inter, abbracci e lacrime, dovere che non fa rima con piacere. Piacere per Diego, piacere per Monchi, che bello ritrovarsi. A Roma sarà la prima volta, in Spagna ce ne sono state altre 13: 7 vittorie per l’attuale tecnico dell’Atletico, 5 pareggi e solo una gioia per Monchi, storia di 11 mesi fa. È quasi un classico, un Superclasico. Chissà che cosa ne pensa Maradona.
Fonte: Gazzetta dello Sport