(A. Angeloni) Signori e signori, ecco Aleksandar Kolarov in “Cattivissimo me”. In effetti un po’ paura la mette, e lo ha ammesso anche Strootman, un altro che conviene incontrare sempre accompagnati. L’ex City, o ex Lazio una vita fa (ma guai a ricordarlo), qui va alla grande, al di là del suo aspetto da burbero. E va alla grande a suon di prestazioni. Fatte di carisma e leggerezza. A volte un ds si impegna tanto, si fa dare un sacco di milioni per attrezzare una campagna acquisti degna e poi il caso lo porta a fare i conti con gli infortunati – per soldi spesi – “onerosi” (Schick e Karsdorp) e a goderti chi – come si dice in gergo – ti hanno tirato appresso per la modica cifra di cinque milioni.
L’ATTIMO – La Roma ha capito che il serbo non voleva più saperne di stare al City e ha colto l’attimo. L’attimo fin ora ha portato il gol da tre punti di Bergamo, i due assist qui a Benevento e uno sabato scorso contro il Verona. Con uno dei due di ieri, ha procurato un autogol, ma se non ci fosse stato lo sventurato Venuti, avrebbe firmato Edin un’altra rete. Kolarov è arrivato alla Roma già preparato (aveva lavorato col City), Di Francesco ha dovuto solo “mantenerlo”. Sono passate quattro partite di campionato (e va recuperata quella contro la Samp), una di Champions League e lui è sceso in campo sempre. Andrebbe un po’ messo a riposo, ma ora chi ha il coraggio di andarglielo a dire?