Torna a parlare ai media belga Radja Nainggolan, centrocampista della Roma e del Belgio, dove è stato al centro di tante voci per la mancata convocazione di Martinez nell’ultimo weekend dedicato alle Nazionali. Queste le parole del numero 4 romanista:
Hai visto le partite?
“Quella contro Gibilterra no, perché sapevo sarebbe stata una passeggiata. Quando abbiamo giocato con la Grecia ero a Disneyland con la mia famiglia. Non ho visto nessuna delle due”.
Per disinteresse o per la delusione?
“No, con me è tutto semplice. O mi concentro su una cosa o mi concentro su un’altra. E io ero concentrato sulla mia famiglia. Se fossi stato convocato sarei stato concentrato solo sui ‘Diavoli Rossi”.
Quindi è sbagliato parlare di calo di concentrazione, come ha detto l’allenatore?
“Onestamente non so davvero cosa volesse intendere”.
Ti ha chiamato per parlarne quando eri lì o no?
“No, ti chiama quando non ci sei”.
Bene, cosa ti ha detto dopo? Ti ha detto il perché?
“Che ha altri giocatori… “Ho fatto altre scelte, questa volta non ti ho chiamato”.
Ma ti ha anche detto perché?
“Non c’è abbastanza concentrazione”, questo mi ha detto. E poi che ho fatto quel minuto di ritardo.
Sei arrivato un minuto in ritardo alla riunione tattica…
“Infatti, come se io fossi l’unico in tutta la squadra ad arrivare in ritardo, capisci? Mi ha fatto male, in quel momento è una motivazione che non aveva senso per me. Cosa farà se altri giocatori faranno ritardo allo stesso modo? Farà dieci chiamate? Potrebbe succedere tranquillamente a qualcun altro. Mi piacerebbe vedere se fosse Eden Hazard quello in ritardo di un minuto… vorrei vedere se lo chiamasse… Trovo anche difficile parlarne. Ho i miei principi, lui i suoi. Se ha preso queste decisioni, io posso solo rispettarle”.
Non sarebbe il caso di fare una conversazione con lui da uomo a uomo?
“Io non sono di certo quello che prenderà l’iniziativa. Che dice: “Mister, possiamo parlare?”. Non sono così. Di questo ne sono certo…”.
E lui nemmeno?
“Io non lo faccio. Continuo a fare quello che ho sempre fatto. E’ quello che farò oggi. Non ho fatto male a nessuno. Se lui ha problemi con me deve venire a dirmelo. Dopo ne possiamo parlare. E’ nel mio pieno diritto. Chiedere di parlare di qualcosa equivale ad ammettere di aver fatto qualcosa di sbagliato… Voglio stare lì (in nazionale ndr), sono positivo per il gruppo”.
Temi di non essere convocato per il Mondiale?
“Sì, ho questo timore. Perché ho già provate le stesse cose. E non sto scherzando”.
Sulla squadra del Belgio.
“Penso ancora, come avevo già detto, che la nostra squadra dipenda troppo dalle qualità individuali. Poco lavoro sulla mentalità del gruppo? Sì, ma non è facile. O ce l’hai o non ce l’hai. Per esempio, nel mio club ce ne sono molti che hanno questa qualità. Strootman, De Rossi ce l’hanno. Sono persone che vivono in questo modo. Questa mentalità non la trovi da nessuna parte in nazionale. Se hanno una bella giornata possono fare la differenza con le squadre forti, ma se passano una brutta giornata non puoi aspettarti molto”.
E’ vero…
“Penso che potessimo facilmente andare un paio di round avanti all’Europeo. Abbiamo giocato con il Galles e abbiamo detto, “Sì, il Galles”. (Un dolcetto). Alla fine sì è rivelata una squadra con una mentalità forte. Questa è la differenza”.
In ogni caso, senti ancora di voler giocare in nazionale e dimostrare che lo meriti?
“So come ci si sente a perdere per la prima volta il Mondiale… Ho un po’ la stessa sensazione adesso. Inizio a sentire che possa accadere di nuovo”.
Perché l’hai già sperimentato?
“Sì, è doloroso. E poi tornare in squadra e fare bene… se non hai la possibilità di giocare, è difficile entrare a far parte del gruppo. Non ho mai detto che devo o dovrò far parte della base del gruppo. Posso però pensare di meritare di stare almeno nei 28-30? Dimmelo tu…”.
Fonte: vtm.be