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Roma, Cassano: “I giallorossi si giocano il quarto posto. Di Francesco? Ha grande personalità”

Antonio Cassano

Antonio Cassano, ex giocatore della Roma attualmente svincolato, ha parlato dell’avvio del campionato italiano e della lotta al vertice:

Lo Scudetto? Lo vince l’Inter perché in panchina ha un genio come Spalletti, che riesce a stimolare tutto l’ambiente e che ha solo una partita a settimana. Poi vedo la Juve e il Napoli che ha Insigne: è un grande amico mio ed è il giocatore italiano più forte al momento, l’unico che mi fa divertire. Al Napoli tutti sanno quello che devono fare. Sarri è un bravo allenatore che ha due fuoriclasse, Insigne e Reina, poi per il resto ha tutti giocatori normali che si applicano molto e si mettono lì a fare due ore di tattica al giorno. Il Milan? Ha fatto un’ottima campagna acquisti e ha fatto un grande affare a tenere Donnarumma, che per i prossimi 20 anni sarà un portiere stratosferico perché è un fenomeno. Poi Montella, come Allegri, è molto bravo a vestire l’abito giusto per la sua squadra. Il Milan può giocarsela per il quarto posto con la Lazio e con la Roma che può far bene. Di Francesco ha grande personalità, è un allenatore molto capace. E poi c’è Monchi, un dirigente che conosce il calcio e i calciatori meglio di chiunque altro”.

Poi il calciatore barese ha parlato anche del suo rapporto con Francesco Totti: “L’addio al calcio di Totti? Poche volte mi sono emozionato nel calcio e quella è stata una di quelle. Io gli avevo consigliato di continuare, la sua vita era giocare a calcio e non ce lo vedo a fare il dirigente: lo vedo triste e cupo. Ha fatto la differenza per 25 anni, non può giocare tutte le partite ma in Serie A ci sono almeno una decina di squadre dove potrebbe ancora dire la sua. Io ho scelto la Roma per lui, mi voleva anche la Juve ma per me in quel momento era il più forte di tutti. Mi è mancata la festa che i tifosi della Roma hanno dedicato a Totti? Lui ha giocato solo in una squadra, è tifoso della Roma e ha scelto di fare tutta la carriera lì. Io sono stato un vagabondo, mi è piaciuto scegliere più squadre per avere più stimoli, non ho mai voluto feste. Poi mi sono lasciato male quasi con tutte le tifoserie per colpa mia e la carriera che potevo fare l’ho buttata nel cestino perché ho pensato più alla mia felicità: mi allenavo male e mangiavo troppo ma me ne sono accorto solo a 34 anni”.

Fonte: Tiki Taka / Italia Uno

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