(L. Salomone) Così uguali, così diversi. Segnano tanto, rappresentano il terminale offensivo di due squadre votate al gioco d’attacco. Edin Dzeko e Ciro Immobile, aspettando il confronto diretto del 18 novembre, sono gli alfieri di Roma e Lazio che cercano di essere protagoniste in Italia e in Europa. Il bosniaco non era mai partito così bene, sei gare ufficiali (cinque di campionato e una di Champions League contro l’Atletico Madrid) e sei gol, ripetere le 29 reti segnate in serie A quando si laureò capocannoniere, non è un’impresa impossibile. Anzi, tutto fa pensare che, una volta assimilati definitivamente gli schemi di Eusebio Di Francesco, possa fare anche meglio soprattutto se sarà assecondato dalla squadra. Il bomber giallorosso implacabile sotto porta avrebbe solo bisogno di un po’ di cattiveria in più: semmai la troverà sarà il prototipo dell’attaccante del terzo millennio. Tant’è, Dzeko va benone anche così, se lo godono i tifosi della Roma che già si sono alzati dal divano e dal seggiolino degli stadi per 55 volte su 96 volte che ha indossato la maglia della Roma: applausi e sogno scudetto da inseguire grazie alle sue reti.
Dall’altra parte del Tevere brilla la stella di Immobile. anche lui alla migliore partenza della carriera. In Europa hanno fatto meglio del laziale solo Falcao con 11 reti (una partita in più), Dybala 10, Messi 9, poi c’è «Ciruzzo» come lo chiamano affettuosamente i tifosi che hanno imparato ad apprezzarlo da oltre un anno. E parliamo solo di campionato, 8 reti, a cui vanno aggiunte una in Europa League e le due in Supercoppa contro la Juve il 13 agosto quando Lulic ha alzato il trofeo nel cielo della Capitale. Per le statistiche c’è anche quello con l’Italia oltre tre assist per l’uomo più decisivo della Lazio che sogna la Champions League dopo tanti tentativi andati a vuoto. È diventato l’idolo della curva Nord, i sostenitori biancocelesti stravedono per questo ragazzo napoletano che fatica e corre per tre sul campo. Un centravanti atipico, perde tante energie correndo ovunque ma riesce, nonostante tutto, a mantenere la necessaria lucidità nei pressi della porta avversaria. Così uguali, così diversi: ecco Dzeko e Immobile.