Se il Milan è questo, altro che Champions. Il fatto che sia soltanto la settima giornata impedisce di usare con leggerezza la parola crisi, ma siamo in zona. Non bastavano il k.o. con la Samp e la mezza figuraccia in Europa League col Rijeka (figuraccia intera, non ci fosse stato Cutrone). Contro la Roma, presunta rivale diretta ma al momento due piani sopra per gioco e personalità, i rossoneri mettono di nuovo in scena tutto il campionario di equivoci e limiti tecnico-tattici che qualche successo un po’ così aveva nascosto.
Erano già andati al tappeto contro un’altra concorrente, la Lazio: questo 2-0 (Dzeko e Florenzi) è meno rumoroso del 4-1 dell’Olimpico, ma fa quasi più male alla classifica. E a Montella. La Roma – scrive la Gazzetta dello Sport – vince il confronto in difesa, dove Kalinic è spesso solo e dove non ci sono mai le incursioni di Kessie che non trova la prepotenza atalantina. La Roma è superiore in attacco, perché ha Dzeko e, una volta aperte le acque, si entra che è un piacere: anche i tagli di Florenzi sono troppi per i tre così immobili dietro. E i giallorossi hanno la meglio in mezzo: perché Nainggolan versione «non» superman basta per trasformare il 4-3-3 in 4-5-1 in fase difensiva e in 4-2-3-1 quando si va all’attacco, alzando sempre il pressing e schermando Biglia (al quale è concesso il minimo sindacale).
Oltretutto Calha tende a fare il trequartista, ma toglie equilibrio senza mai inventare da «10». Sul 2-0 si fa anche espellere e di fatto la partita si chiude qui. Per un bel gioco del calendario adesso è il momento della prima verità: al prossimo turno Juve-Lazio, Roma-Napoli e Inter-Milan. Qualcuno può permettersi un passo falso, il Milan è tra quelli alla, diciamo così, penultima spiaggia.