«Datemi i guantoni, sono qui perché mi sento portiere», disse il primo giorno al campo dell’Internacional di Porto Alegre. Ad accompagnarlo Muriel, il fratello, pure lui portiere. Di più: era «Il portiere», il titolare dell’Internacional, lo è stato a lungo proprio prima che Alisson, fratello coltello, non gli sfilasse la poltrona: accadde un giorno di agosto 2013 – scrive la Gazzetta dello Sport -, complice un infortunio e l’investitura di Dunga.
Guai ad impressionarsi: i rapporti tra i due sono sempre stati eccezionali. Oggi Muriel, 30 anni, se la diverte in Portogallo, nel Belenenses. Alisson invece gioca a tennis con le critiche. Il legame con la racchetta è nel libro preferito, dopo la Bibbia, del goleiro della Seleçao: «Guga», autobiografia di Gustavo Kuerten, il miglior brasiliano di sempre, chiedere dalle parti del Roland Garros per conferma.
«Tra un portiere e un tennista trovo molti punti in comune: infondo dentro il campo siamo entrambi soli control’avversario», spiega il romanista. Guga idolo, Alisson ora in campo conduce 5-3, se per gioco si volessero sostituire i game con i clean sheet calcistici, ovvero il numero di porte inviolate. Cinque su otto partite stagionali, quattro su sei match di campionato: nessun portiere della Serie A ha fatto meglio. Alisson è questo.