(A. Angeloni) Come a Bergamo, ma stavolta alta. La palla alta, non Bergamo alta. Lì, all’Azzurri d’Italia, il tiro da tre passò sotto la barriera, stavolta, qui a Torino, contro l’amico Mihajlovic, l’ha messa sotto la traversa, con Sirugu a volare ma senza poterla toccare. Alla fine, cambia poco: tre punti lì, tre punti qui. Due punizioni, l’unico in A a segnarle. La Roma riparte con la vittoria, sempre nel segno di Kolarov, l’acquisto meno oneroso ma di grande valore e spessore per questa squadra. Lui ha suonato la carica a Londra, con quel pezzo di tiro che ha sfondato la porta di Courtois, stavolta con la punizione, specialità della casa, figlia dell’amore per Sinisa. Il sinistro si sente, lo sguardo mette paura. Aleksandar continua la sua marcia verso il gradimento di tutti, si perché qualcuno qui a Roma non lo voleva. Forse aveva sbagliato giudizio, impressioni. Succede. Lui, per nulla depresso, è andato dritto, come se a Roma stesse da un po’. «Sono qui da tre mesi, sembrano due anni», così parlò il serbo a fine partita. Ha sempre giocato, tutte le partite, tranne lo spezzone finale contro l’Udinese (17 minuti). Ogni tanto deve pure rifiatare, specie ora che non ha il sostituto. Emerson è in ripresa ma non recuperato, e per fortuna che c’è Aleksandar.
INTOCCABILE L’uomo che fa gol e non sorride. Ma che si scioglie nell’abbraccio a Tomei, il vice di Di Francesco. Lui e i suoi compagni, proprio dopo quel gol alla Mihajlovic. «Sinisa era il mio idolo da piccolo e ci tenevo a segnare contro di lui ma sono contento soprattutto per la vittoria. Alla mia età non guardo ai gol che faccio, per me conta vincere. Contro il Toro abbiamo fatto il nostro dovere, ora bisogna continuare a portare a casa i tre punti, abbiamo due partite in casa da sfruttare. Ma non parliamo di scudetto, siamo solo a ottobre. Stanchi dopo Chelsea? Sì, è normale, il Torino veniva da due pareggi e ci teneva a vincere. Nel calcio ci sono anche gli avversari, sono contento che abbiamo dato un segnale di continuità». La Roma è un rullo fuori casa, all’Olimpico ogni tanto stecca. «Le sconfitte con Napoli e Inter sono solo un caso», taglia corto Kolarov. A uno così bisogna dargli ragione. Erano un caso, erano un caso…