(U. Trani) La Roma fa la voce grossa a San Siro e, rivolgendosi soprattutto a chi non ha proprio voglia di prenderla in considerazione, urla forte la sua candidatura per recitare da big in questo campionato. Il 2 a 0 contro il Milan non è solo il quinto successo di fila. Sarebbe riduttivo fermarsi al punteggio e al risultato. Perché prima viene il lavoro di Di Francesco, offeso dopo il crollo in amichevole contro il Celta Vigo e il pari contro l’Atletico Madrid al debutto in Champions. Alla Scala del calcio si è presentato con autorità. E ne è uscito a testa alta. Perché ha vinto senza i rinforzi principali (anche come investimenti) del mercato estivo: Karsdorp, Defrel e Schick. Cioè si è comportato come se avesse avuto la rosa al completo, pur schierando un unico acquisto: Kolarov. E, nel secondo scontro diretto stagionale, ha umiliato il fratello Montella che, accompagnato nel primo crollo interno in questa stagione da giocatori sopravvalutati in estate e mai capace di battere la sua ex squadra (12 gare), adesso rischia di ritrovarsi senza panchina dopo 7 giornate per colpa dei 3 ko in questo inizio di torneo.
ESAME SUPERATO – Il comportamento della Roma a San Siro è stato quello visto nelle ultime quattro gare. Il Milan è stato trattato come il Verona, il Benevento, l’Udinese e il Qarabag. Perché Di Francesco non fa differenze e non guarda in faccia, insomma, nessuno. Piccole o grandi che siano. In casa e fuori, dove fin qui ha fatto l’en plein: 4 vittorie su 4 partite giocate lontano dall’Olimpico, compresa quella di mercoledì a Baku (10° successo esterno di fila in A e nuovo record). E ancora con il turnover che è ormai la benzina della squadra. Sono stati 4 i cambi, in linea con le precedenti 4 partite, in cui però gli innesti sono stati sempre 5. Stavolta è stato numericamente inferiore solo perché in Azerbaigian sono usciti di scena anche Defrel e Perotti. E come se non bastasse, dopo mezz’ora, si è arreso Strootman dopo un scontro con Borini, dentro Pellegrini, con Nainggolan spostato sul centro sinistra. Il nuovo imprevisto non ha avuto alcun effetto negativo. Anzi, è salito in cattedra proprio il giovane centrocampista, fondamentale per il coro giallorosso. Non a caso, essendo stato svezzato dall’attuale tecnico.
CARTA D’IDENTITÀ – Così la Roma, a prescindere dagli interpreti, è riuscita a restare se stessa, puntando soprattutto sulle verticalizzazioni veloci e ripetute. Sono stati gli errori nelle scelte finali, cioè nei passaggi filtranti o semplicemente decisivi a non permettere ai giallorossi di andare a dama già prima dell’intervallo, con Donnarumma costretto a intervenire solo su conclusioni abbastanza scontate di Florenzi e Pellegrini. Il peso della sfida, con Montella in bilico, ha influenzato più il Milan. Che, in fase difensiva, si è chiuso con il 5-3-2 e con Borini a destra ad aiutare Musacchio su El Shaarawy. Dall’altra parte Rodriguez ha fatto lo stesso contro Florenzi. Il pressing della Roma è stato intermittente. Lo ha guidato Dzeko che è stato il principale riferimento dei compagni. E che si è scatenato nella ripresa. Nelle gare che hanno preceduto questa di San Siro, la Roma ha sempre dettato legge nel primo tempo, segnando 11 dei suoi 14 gol (ora 16), steccando solo contro l’Atletico. Qui ha scelto la ripresa, con Nainggolan a oscurare Biglia, per segnare due volte e prendersi i tre punti. Dzeko si è preso l’ammonizione da Banti e la gomitata da Bonucci. Ma anche la squadra sulle spalle. E, con il 10 gol in 10 partite stagionali (2 con la Bosnia), ha fatto centro di destro, da fuori con deviazione di Romagnoli, per il vantaggio. E ha iniziato l’azione del raddoppio di Florenzi (ultima rete il 20 ottobre del 2016 all’Austria Vienna), con l’imbucata per Nainggolan che ha costretto alla respinta Donnarumma. Subito dopo l’espulsione di Calhanoglu (doppio giallo). Alisson ha fatto l’unica parata sullo 0 a 0, destro di Bonucci, e subito dopo la chance sprecata da Florenzi, su lancio di Pellegrini. La difesa regge perché c’è organizzazione: solo 5 gol subiti (3 con l’Inter) in 8 partite e già 5 clean sheet. L’equilibrio è da grande. Il nuovo test, il 14 ottobre all’Olimpico, contro il Napoli leader.