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Il Tempo Kolarov fa volare la Roma

(E. Menghi) Torino come Bergamo. Punizione di Kolarov e vittoria sporca: il copione dettato alla vigilia da Di Francesco si realizza e la Roma porta a casa tre punti con record. E l’undicesimo successo esterno consecutivo per i giallorossi, che eguagliano la serie dell’Inter versione 2006-07, quella di Mancini con un certo Mihajlovic vice.

Il destino ha riservato un brutto scherzo al tecnico serbo, che ha messo in campo al Grande Torino una squadra ordinata, ma poco efficace, e battuta dal gol del suo connazionale di 17 anni più giovane. E’ sempre lui, Kolarov, a sbrogliare la matassa risolvendo un’altra partita complicata: il tiro da 3 di Aleksandar vale tutta la pista in palio, le due reti messe a segno finora in campionato sono pesantissime e hanno portato 6 punti netti nella classifica dei giallorossi, gli stessi che li dividono dalla capolista Napoli, ora più vicina.

Il primo tempo è bruttissimo, a tratti soporifero, il 69% di possesso palla all’intervallo racconta di un’inerzia poco produttiva, di una Roma prevedibile, che non riesce a mettere il turbo e si accontenta di dominare il gioco, senza calciare mai nello specchio della porta. La novità tattica di Di Francesco, Nainggolan esterno destro nel tridente, con facoltà di accentrarsi, non porta i frutti sperati, un po’ perché non è ancora il miglior Ninja della stagione, uri po’ perché i granata occupano bene gli spazi dietro e non fanno vedere tanti palloni agli attaccanti. I pochi che il belga può calciare li raccolgono in curva, fa meglio quando torna alla vecchia posizione da trequartista dietro Dzeko. Lo stesso Edin sembra aver lasciato il bomber instinct a Londra: sciupa la prima occasione di testa, nella ripresa manca il bel pallone messo in area da Pellegrini e si fa anticipare da Sirigu quando l’amico Kolarov cerca di confermare il feeling tra i due. Nel Torino l’assenza di Belotti pesa moltissimo, Sadiq gioca in fuorigioco e sbaglia tutto, mandando all’aria i piani di Mihajlovic che si affidava alla sua velocità nelle ripartenze per provare a far male alla Roma, brava a giocare nella metà campo avversaria, come piace a Di Francesco. Florenzi rischia di replicare la perla che gli riuscì da meta campo contro il Barcellona, la conclusione rimbalza davanti a Sirigu, costretto a rifugiarsi in corner. Nel finale della prima frazione arriva la migliore occasione, ma Strootman se la divora: a porta vuota non riesce a deviate il cross di Kolarov dalla bandierina dopo una serie di carambole che non l’hanno aiutato, ma poteva sicuramente fare centro da lì.

L’ex Ljajic si accende nella ripresa e col destro sfiora il palo, i giallorossi si innervosiscono e Strootman alza la voce contro El Shaarawy e Dzeko, poi cominciano i cambi e prende forma il 4-2-3-1. El Shaarawy guadagna una punizione d’oro e affida il pallone al sinistro di Kolarov, che non fa il più bel gol della sua carriera, non angola bene, ma coglie impreparato Sirigu e tanto basta. L’ex granata Peres entra e sfiora il raddoppio nel recupero, finisce 0-1 per la Roma, cinica e spietata. Come la voleva Eusebio, perché è anche tramite questi successi di misura su campi difficili che può diventare grande. E lottare per lo scudetto, un tabù solo a parole per una squadra che «vede» la vetta e non deve aver paura di crederci. La sbornia della Champions non gli ha riempilo la pancia e il ko col Napoli è solo un brutto ricordo: la Roma è ripartita. Sporca e vincente.

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