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Il Tempo La Roma s’è strappata

Pellegrini

(A. Austini) «È colpa della tournée». A Roma va di moda cercare una singola spiegazione per tutto. I giocatori si infortunano uno dietro l’altro? «Normale, non hanno fatto la preparazione in montagna». Lo dicono e lo ripetono in tanti, col facile paragone mai così attuale: il Napoli si è allenato per tre settimane a Dimaro e adesso vola, senza alcun intoppo. Ma nessuno ricorda che ad esempio l’Inter del Triplete iniziò la sua stagione trionfale dall’altra parte dell’Oceano e lo stesso fa da anni praticamente ogni grande club, compresi quelli vincenti. Non è certo un vantaggio nel calcio di oggi è una sorta di «tassa» gestibile. Ci si deve ancora abituare Di Francesco, che non a caso s’è iscritto al partito degli «anti -tournée». «Siamo dovuti partire subito forte con amichevoli importanti» ha sottolineato spesso l’allenatore. Ma non può bastare questo innegabile aspetto a spiegare una vera e propria «epidemia muscolare».

Siamo a metà ottobre, la Roma ha giocato nove partite ufficiali e ci sono già quattordici casi di infortuni muscolari, più o meno gravi. Tanti, troppi, impossibili da spiegare con una singola causa. Ricapitolando, si sono fermati due volte a testa Moreno e Schick, una Bruno Peres, Nura, Nainggolan, Karsdorp, Perotti, Defrel, Strootman, Pellegrini, El Shaarawy e per ultimo Manolas, che oggi scoprirà quanto dovrà star fuori, col serio rischio di rivederlo dopo la prossima sosta. Se si va ancora più a fondo nell’analisi, ecco l’elenco dei muscoli lesionati: cinque volte gli adduttori, altrettante i flessori, due retti femorali, un soleo (polpaccio) e l’affaticamento non meglio specificato di Karsdorp. In tutto sono 27 le assenze già sommate dai calciatori giallorossi, una media di tre a partita che si scontra col trend opposto del Napoli: finora Sarri, oltre allo sfortunato crociato-bis di Milik, ha perso solo Chiriches un turno per un incidente traumatico. E se è vero che la preparazione in montagna ha aiutato i partenopei a carburare e partire forte, lo stesso non può dirsi del turnover: nonostante le tre partite ma ufficiali disputate in più rispetto ai giallorossi, il tecnico azzurro ha fatto giocare quasi sempre gli stessi. E non si fa mai male nessuno. Va un po’ peggio ad Allegri, che ha già perso sei giocatori, ma solo quattro per problemi muscolari.

Che succede allora alla Roma? A Trigoria studiano e son convinti non esista una singola causa. A parte casi facilmente spiegabili come quelli di Schick e Karsdorp – entrambi fermi da tempo e quindi soggetti a incidenti di percorso – ogni situazione va analizzata a sé. Non aiutano i viaggi per le nazionali – come ha rimarcato il tecnico – tantomeno il cambio di allenatore. Con Di Francesco si lavora di più «a secco» e i ritmi sono ancora più intensi rispetto a Spalletti. Il nuovo preparatore atletico Vizoco, come i predecessori, gestisce la preparazione in sinergia con lo staff americano (Norman -Lippie) che si occupa principalmente degli esercizi in palestra che dovrebbero avere lo scopo di prevenire gli infortuni ma all’improvviso sembrano divenuti inefficaci. È cambiato anche il medico, ma questo conta poco perché interviene quando il danno è ormai fatto. C’entra invece di sicuro il calendario, dalle soste si passa a sette gare in venti giorni. Dando uno sguardo a quanto accadeva al Sassuolo, l’anno scorso, con l’Europa League di mezzo, Di Francesco ha visto raddoppiare la media infortuni (oltre venti) rispetto alle stagioni precedenti. Insomma un mix di cause per le quali una soluzione non c’è. Ma la Roma sta già pagando un conto salatissimo.

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