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Comitato ‘Difendiamo Tor di Valle’: “Zero trasparenza sul progetto Stadio”

Questo il comunicato apparso sulla pagina Facebook del comitato ‘Difendiamo Tor di Valle’ che si schiera ancora contro lo Stadio della Roma:

Nella più grande confusione dei contenuti e delle decisioni si è svolta venerdì 24 novembre la seconda seduta della Conferenza dei Servizi sul Business Park – alias stadio – a Tor di Valle. I Rappresentanti Unici di Stato, Regione, Area Metropolitana e Roma Capitale hanno dichiarato l’assenso al progetto con una serie di prescrizioni e condizioni che sono state presentate alla CdS… il giorno prima o il giorno stesso! Quindi prescrizioni e indicazioni per alcune decine di pagine che nessuno ha potuto leggere e studiare: saltano le procedure, scompare ogni trasparenza, ma si va avanti lo stesso.
Contro un muro di gomma di orecchie tappate e occhi chiusi si è scontrato l’intervento del Prof. Giuseppe Gisotti, geologo presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale, che ha presentato una relazione sul rischio idrico e geologico nell’ansa del Tevere di Tor di Valle, un’area composta di argille sottoconsolidate e depositi sciolti di origine biologica, per di più sottoposta al fenomeno della subsidenza nella misura accertata e misurata di 3/5 millimetri all’anno!
Nulla si sa, nulla ci si è domandati, nulla si è detto sui costi da sostenere e su chi pagherà per l’esproprio delle aree non di proprietà del proponente, un’area di circa 350.000 metri quadrati di proprietà delle società Filemone e Immobilquindici che fin dal 2014 avevano diffidato Roma Capitale dall’approvare questo progetto.
Nulla si sa, nulla si è detto su quanto costeranno la costruzione e il funzionamento delle idrovore che dovranno essere realizzate a carico di Roma Capitale: soldi pubblici spesi per garantire la funzionalità di un’opera privata.
Nulla si sa, nulla si è detto sulle conseguenze che la costruzione di parcheggi interrati per migliaia di metri quadrati e l’uso di centinaia di pali di fondazione lunghi 60 metri avranno sulle falde acquifere superficiali e profonde dell’area golenale.
Nulla è stato possibile sapere su chi vigilerà che le decine di prescrizioni e condizioni siano rispettate dal costruttore, che cosa succederà in caso di mancato rispetto, chi avrà l’autorità di verificare, controllare, sanzionare…
Ma soprattutto: tutti hanno potuto verificare e hanno ammesso l’impossibilità di rispettare il criterio del 50% e 50% di spettatori e utenti che accederanno all’area con il trasporto pubblico e il trasporto privato, ma si va avanti lo stesso, come se questa prescrizione, indicata nella delibera sul pubblico interesse approvata dall’Assemblea Capitolina, non esistesse!
Anzi, poiché tutti sono consapevoli che la mole di trasporto privato che accederà a quell’area porterà la viabilità del quadrante a una congestione totale, sono volate fuori proposte fantasiose ed estemporanee come la trasformazione di una corsia della futura via Ostiense in corsia preferianzale per gli autobus! Proposte mai sentite prima, assenti nel progetto, mai verificate con Anas e Atac, tirate fuori sul momento, così come se stessimo a chiacchierare al bar: ed eravamo in una seduta ufficiale della Conferenza dei Servizi!
E’ talmente cruciale il problema della viabilità e dell’accessibilità, sono tutti talmente consapevoli che si sta andando incontro a un disastro, che il giorno dopo (il giorno dopo!) dai giornali siamo venuti a sapere che i ministri Delrio e Lotti assicurano un finanziamento di 100 milioni per costruire il “ponte di Traiano”, il famigerato ponte che dovrebbe collegare l’area del Business Park all’autostrada Roma-Fiumicino. Ancora una volta soldi pubblici in favore di interessi privati. E di un aspetto così cruciale in Conferenza dei Servizi nemmeno una parola, nemmeno da parte del rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti lì presente proprio nelle ore in cui il suo ministro annunciava da un’altra parte il finanziamento del famigerato ponte.
E’ dall’inizio che questo progetto fa acqua, partito dall’idea assurda di costruire una nuova centralità urbana in un’ansa del fiume Tevere, solo per il fatto che un potente costruttore romano si era accaparrato una parte di quei terreni al prezzo del suolo agricolo. Ma le cose sono andate così: ben due Giunte e due Sindaci di Roma Capitale asservite e asserviti agli interessi privati di un palazzinaro romano e di un finanziere americano. E il modo assurdo in cui questa Conferenza dei Servizi procede ne è la degna conclusione.
Ma ci sarà un giudice a Berlino.

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