La Roma di Eusebio Di Francesco ha dominato il Chelsea di Antonio Conte, fino a poco tempo fa rimpianto segreto del club giallorosso (e non solo). Diciamolo, l’allenatore abruzzese è stato accolto con l’affetto riservato agli ex calciatori – col surplus riservato ai pochi vincitori dello scudetto – ma anche con la diffidenza di chi aveva avuto il Sassuolo come vertice di carriera. Se vogliamo, alla luce di precedenti come Sacchi e Sarri, una atteggiamento poco lungimirante, ma tant’è: il calcio vuole sogni. E dimenticarsi del record di punti di Spalletti non era facile.
LA DIFESA – Ma Di Francesco è stato bravo a scrollarsi di dosso etichette e luoghi comuni, – scrive la Gazzetta dello Sport – nello stesso tempo senza rinunciare alle proprie idee, che hanno portato la Roma ad avere il miglior avvio in Champions della propria storia con 8 punti. La Roma, pur senza disporre di fuoriclasse assoluti nel ruolo, è la terza difesa tra i maggiori campionati europei, da 4 partite di fila non subisce gol e, anzi, in ben 9 dei 14 match disputati la porta è rimasta inviolata. Tutto questo, partendo da una base di difesa a 4, ma all’occorrenza passando a 5, sempre sapendo rendere armonica la fase di pressing offensivo con la decisione di tenere alta la linea della difesa, così da avere sempre i reparti stretti. La frase guida è chiara: «Se li teniamo lontani dalla nostra porta, avremo meno pericoli». Ovvio, ma non facile.