(U. Trani) – «Adesso niente processi, almeno aspettiamo la partita di Milano». Il messaggio, scontatamente indiretto, viene dalla Federcalcio: il bilancio sulle qualificazioni solo dopo il playoff di ritorno. E il dibattito verrà aperto a prescindere dal risultato. Quindi anche nel caso in cui l’Italia andasse in Russia. Ventura, confermato ad agosto fino all’Europeo del 2020, è in bilico. Se è accorto lo stesso ct che, alla vigilia della gara di Solna, ha dato appuntamento dopo la gara di San Siro, indicando le sue medaglie sul petto: il testa a testa con la Spagna fino allo scontro diretto perso a Madrid, il pronostico rispettato con il secondo posto dietro alla nazionale di Lopetegui e l’ingresso tra le 4 migliori per gli spareggi. Ora, però, manca il mondiale. Da conquistare con la rimonta che, partendo dall’1 a 0 nella gara d’andata, non si è mai vista. A fare cilecca l’Olanda, la Repubblica Ceca, la Bosnia e, 4 anni fa, proprio la Svezia. Gian Piero è avvisato. Pure da Tavecchio: «Non è tempo di parole, la reazione ci sarà in campo». E stop al pianto sulla performance di Cakir (il presidente ha comunque inviato un sms mirato a Infantino).
POCO CARATTERE – Ventura, tornando all’inizio della sua era, ha subito sofferto il complesso di inferiorità nello spogliatoio. I campioni, in carriera, li ha visti di solito come avversari e li ha allenati, per la prima volta, solo a Coverciano, alla fine di agosto dello scorso anno. Fu Lippi, pronto a rientrare in Nazionale da dt, a scegliere il ct. Marcello, conoscendo bene i senatori, avrebbe aiutato Gian Piero nell’insediamento e nell’inserimento. Quel progetto andò bene alla Figc. Lippi poi si è però chiamato fuori per non andare a incidere sulla carriera del figlio procuratore Davide e Ventura si è ritrovato solo. E, per non prendere di petto la questione, si è dedicato al ricambio generazionale e agli stage. Ha rinviato il problema, non avendo la forza di affrontarlo. Il 2 settembre, a Madrid, i big gli hanno presentato il conto. Il ct preparò male quella partita a parole e nei fatti. E la lezione spagnola gli è stata rinfacciata più per l’atteggiamento sconsiderato che per il punteggio umiliante. Dal Bernabeu non si è più ripreso. Ed è stato costretto a rinunciare al sistema di gioco preferito:cancellato il 4-2-4 del crollo contro la Spagna, riecco il 3-5-2 che Conte dalla Juve portò in Nazionale. Ma farlo senza l’intensità e l’aggressività chieste dall’ex ct non ha senso. E si è visto venerdì sera a Solna. Ha pagato, insomma, la rinuncia di Lippi.
INESPERIENZA INTERNAZIONALE – E anche il suo modesto curriculum: non ha mai guidato grandi club. E da ct si è fatto trovare impreparato nei match che contano. Non solo davanti alle big. Rischiò subito la figuraccia nella partita d’andata contro la Spagna: il primo tempo è indimenticabile, con gli azzurri esclusi dalla partita. E lo choc ha inciso sula partita successiva: la vittoria a Skopje contro la Macedonia (3-2) arrivò solo al fotofinish grazie ad Immobile. Lopetegui gli ha sempre complicato la vita, togliendogli le poche certezze. Pure dopo la partita di ritorno, l’Italia sbandò a Reggio Emilia contro Israele: successo di misura e fischiatissimo, sempre firmato da Immobile.
FUORI CONTESTO – Il braccino addirittura nel suo stadio, il Grande Torino, il mese dopo: 1 a 1 contro la Macedonia e qualificazione postdatata e su spinta del Belgio. Prima e dopo Solna ha dato il peggio di sé. Ha preferito non creare concorrenza e ha scelto la formazione da lunedì. Poi si è fatto male Zaza e ha utilizzato il pupillo Belotti non al meglio. Pur di accontentare i senatori con il 3-5-2,ha escluso Insigne e mandato in tribuna El Shaarawy, gli esterni più in forma del nostro campionato. L’identità non c’è più. Da due mesi Ventura non è più lui. Ha affrontato con un assetto sbilanciato il tiqui taça della Spagna e con uno prudente la fisicità della Svezia. E la Nazionale ha subito 2 ko (in 5 partite), dopo 11 anni da imbattuta nelle qualificazioni.
Fonte: il messaggero