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La Repubblica Cosa fare in azzurro del nuovo El Shaarawy che pressa Ventura

El Shaarawy

(M. Pinci) Mamma Lucia, papà Sabri, il fratello Manuel, si erano seduti sui seggiolini dell’Olimpico da pochi minuti, quando Stephan El Shaarawy ha deciso di mettere Roma-Chelsea su un piano inclinato. Un gol, poi un altro, due anni dopo l’ultima doppietta di un italiano in Champions (De Rossi a Leverkusen nel 2015). Reti studiate, non casuali: semmai ripetitive. Perché simili nel movimento, ma soprattutto perché nella stagione della Roma iniziano a diventare frequenti: già cinque nelle ultime sei gare giocate dall’inizio, una ogni 135 minuti dall’inizio della stagione. Abbastanza per chiedersi se un attaccante così non possa diventare la panacea contro i malanni azzurri in attacco.

A otto giorni da Svezia-Italia a Stoccolma, andata dello spareggio che vale un biglietto Mondiale, Ventura non ha certezze. Belotti, rientrato da un delicato infortunio al ginocchio, non è brillantissimo. Immobile oggi guarderà la gara tra Lazio e Nizza da casa per un affaticamento muscolare. In un match da dentro o fuori, meglio sfruttare i più in forma: El Shaarawy diventa quindi la soluzione ideale. Nonostante il ct abbia fatto di tutto fin qui per dimostrare un sostanziale disinteresse per l’attaccante romanista: da quando guida l’Italia, gli ha concesso 30 secondi nel recupero contro l’Albania – sostituzione per perdere tempo che El Shaarawy non ha gradito granché – e mezz’ora scarsa in amichevole con l’Uruguay: poi tre panchine. E nelle altre 9 occasioni, non era nemmeno tra i convocati. L’incidenza quasi sfacciata sulla produzione offensiva della Roma, costringe Ventura – che ha un disperato bisogno di gol – a rivedere le proprie convinzioni. Anche quelle legate al modulo, il famoso e discusso 4-2-4: un sistema che rischia di non valorizzare il talento di esterni come Insigne.

Meglio per Stephan, anche se il campionato, fino a oggi, ha “suggerito” altro. Per esempio, che il capocannoniere Immobile il meglio di sé lo dà da terminale unico d’attacco. Che Insigne è una punta ideale in un 4-3-3. In cui El Shaarawy brilla pure a destra, smentendo falsi miti sul suo ruolo: così, Ventura scopre di avere in casa una soluzione alternativa a Candreva. Il Chelsea ha scoperto invece sulla propria pelle come da esterno destro del tridente, Stephan sappia fare male. «È il più bravo dei nostri ad attaccare la profondità, l’esterno ideale nel mio 4-3-3», sostiene Di Francesco. Che sui suoi movimenti ha lavorato. Per colpire Conte, aveva studiato e trovato il suo punto debole: la difesa dei Blues soffre i tagli tra il terzo centrale e il quinto di centrocampo, lo spazio in quella zona è spesso terra di nessuno. E lì El Shaarawy ha colpito, con movimenti provati da luglio e che la squadra inizia a mandare a memoria. Anche per questo Di Francesco ha scalato la classifica dei tecnici preferiti dall’attaccante di Savona: per lui, oggi, è al primissimo posto insieme a due totem come Conte e Allegri. Figurarsi se, con lui, dovesse ritrovare pure la maglia azzurra.

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