(S. Carina) Obrigado mister. No, non si tratta del brasiliano Aristoteles nel film cult “L’allenatore nel Pallone”, con Lino Banfi nei panni di un improbabile allenatore affezionato al modulo 5-5-5, ma è il ringraziamento di una colonia brasiliana che grazie a Di Francesco e alla società che ha puntato su di loro, è tornata a sorridere. Alisson, Juan Jesus, Peres, Gerson, il rientrante Emerson e Castan (sì, anche lui che è tornato almeno nella lista dei convocati in attesa, a gennaio, di far rientro in patria) rappresentano un’ala fondamentale nello spogliatoio. E in campo. Non siamo tornati ai tempi di Falcao e Cerezo o a quelli del gruppo del terzo scudetto composto da Cafu, Aldair, Zago e Assuncao (rinfoltita l’anno successivo da Lima) ma dopo Maicon, Dodò, Bastos, Marquinho, Taddei a fine carriera (addio nel 2014) e il rimpianto Marquinhos, la bandiera verde oro torna a sventolare a Trigoria.
INTEGRATI – Non sono mere parole ma fatti. Partiamo dal minutaggio: se Alisson sinora le ha giocate tutte – con prestazioni che hanno fatto dimenticare in fretta Szczesny – il «bellino da vedersi» Gerson è già arrivato a 8 presenze in campionato (2 da titolare con altrettanti reti) e 2 in Champions (una partendo dall’inizio) per un totale di 332 minuti. Nulla a che vedere con la passata stagione quando era stato ceduto al Lille prima del suo dietrofront. Di Francesco ci ha invece creduto, lo ha tenuto nascosto fino a quando non ha capito che il ragazzo poteva essere utile e poi l’ha lanciato. Con convinzione, non per sopportazione o ai fini di una rivalutazione. E Gerson l’ha capito. Basterebbe vedere la voglia che ha messo nell’ultimo quarto d’ora del derby, senza andare a rispolverare la doppietta alla Fiorentina, per capire come ora si senta parte del gruppo. C’è poi Juan Jesus (909 minuti stagionali) che non balla più tra la fascia e il centro. Eusebio, dopo avergli chiesto un sacrificio contro l’Inter, gli ha dato un ruolo definito: è il primo cambio di Manolas e Fazio ma non per questo meno importante, con tutte le gare che attendono la Roma. C’è poi Peres (717), ancora alle prese con sali e scendi nel rendimento ma anche sull’ex granata si può contare. Chiedere a Lukaku che prima del suo ingresso aveva rianimato la Lazio nel derby. Ora tocca a Emerson, forse il compito più facile viste le qualità del ragazzo che davanti a sé ha però il totem Kolarov. Niente paura, «l’abbondanza non mi spaventa», disse Di Francesco in ritiro. Considerando come sta gestendo la rosa, c’è da credergli.