Intervista al direttore sportivo della Roma Monchi, tra i più emozionati dopo la vittoria nel derby di sabato:
Quanto tempo ha impiegato per capire i tifosi romanisti?
“Loro definiscono l’amore per la squadra, è una grande introduzione per la vita di questa città, hanno ambizioni molto forti e sento il grado di lealtà e fiducia nella squadra nonostante non si vinca lo Scudetto da molti anni. Il tifo per la Roma è trasmesso di generazione in generazione”.
A quali obiettivi aspirate?
“Siamo al lavoro per soddisfare i nostri tifosi e realizzare il loro sogno: vincere. Non abbiamo paura di essere ambiziosi”.
Vincere un titolo…
“Non sto parlando di un titolo particolare, ma metterci in una posizione in cui cercare di vincere ogni anno. Dobbiamo posizionarci continuamente nell’élite del calcio e approfittare di questa possibilità”.
Le piacerebbe se la Roma fosse una specie di ‘Atletico’ italiana?
“Non esistono due modelli uguali, viste le circostanze in città diverse. Ma apprezzo il lavoro dell’Atletico, soprattutto in due cose: è rinato da una situazione societaria complicata dopo due anni in Serie B e perché lo ha fatto all’ombra del grande Real. Il loro modello è in calo forse, ma sarebbe ingiusto condannare l’Atletico e sottovalutare le capacità di Simeone”.
Un resoconto del suo mercato estivo?
“Tutto è migliorabile ma sono felice di quello che è stato fatto. I frutti si raccolgono a giugno ma nel calcio siamo sottoposti ad un brutale processo, una dittatura dei risultati”.
Cosa è cambiato da settembre ad oggi nella Roma?
“Abbiamo cercato di romanizzarci di più. L’allenatore è stato anche calciatore della Roma, così come il team manager De Sanctis e ovviamente Totti. Lui è la Roma”.
Appena arrivato ha annunciato il ritiro di Totti. Come l’ha presa?
“Immagino non fosse la miglior notizia della sua vita, ma credo abbia apprezzato che l’ho fatto guardandolo negli occhi. Era importante gettare le basi tra noi per un rapporto umano e professionale. Quando ci ho parlato mi tremavano le gambe”.
Da calciatore Monchi si sarebbe ‘comprato’?
“Per la Roma o il Siviglia no, per un’altra squadra forse sì. Non sono stato il portiere più forte della storia, ma non posso sottovalutare i miei 11 anni da professionista. Se non fosse stato per il calcio avrei avuto una vocazione politica”.
Fonte: Elmundo.es