(P. Ziliani) – Per prima cosa un bel segno di croce. Poi un’occhiata all’istantanea. Quella del calcio italiano che oggi, 21 novembre dell’anno di (dis)grazia 2017, vede da un lato un presidente Figc fresco di dimissioni (Tavecchio) in piena operatività nelle funzioni di commissario della Lega di Serie A e di Serie B, e dall’altro un presidente del Coni (Malagò) intenzionato a commissariare il commissario (e la sua Figc), impedendo a Tavecchio di gestire i 90 giorni di prorogatio della propria istituzione necessari per portarla a nuove elezioni. Considerando che gli estremi per commissariare la Figc, a norma di statuto, non ci sarebbero (Malagò tenta la forzatura parlando di “contesto eccezionale” determinato dalla catastrofe dell’Italia non qualificata al Mondiale) e che Tavecchio, scaricato come un cane in autostrada, minaccia con la bava alla bocca di rivolgersi al Tar del Lazio per far valere le garanzie di legge e rimanere comunque in sella, i nuvoloni che aleggiano sul pianeta pallone invece di diradarsi potrebbero, addirittura, trasformarsi in ciclone e mietere nuova distruzione.
Detto en passant (ma neanche troppo): lunedì prossimo, il 27, l’assemblea di Lega voterà il nuovo bando per l’asta dei diritti tv chiusasi a giugno con un fiasco colossale (490 milioni di offerte contro il miliardo cui i presidenti puntavano). Entro il 15 dicembre verranno aperte le buste e anche se pochi ne parlano, dopo l’Apocalisse 1 (Italia fuori dal mondiale) potrebbe avvenire l‘Apocalisse 2: la sparizione dei soldi dei diritti, che da sempre tengono in piedi il baraccone, visto che il prodotto “Calcio ltalia” ha subito un ulteriore, drammatico deprezzamento e visto che Mediaset, impegnata nel contenzioso con Vivendi per la querelle della cessione, poi abortita, di Premimm, si ritrova nelle stesse condizioni di giugno, quelle che fecero dire a De Siervo, Ad di Infront (l’advisor della Lega): “Se non andasse in porto il polo Vivendi-Telecom-Mediaset, il canale della Lega sarebbe l’unica ipotesi possibile”. E infatti: nel bando che lunedi 27 sarà presentato ai presidenti, ci sarà spazio anche per il tanto temuto (dai club) Piano B denominato “Lega Channel”: un progetto con rischio d’impresa altissimo e di complicata realizzazione, visto che richiederebbe un partner industriale (Discovery?), un partner finanziario (JP Morgan? Merrill Lynch?), il noleggio delle frequenze di Sky e Mediaset, la creazione di una redazione assemblata pescando tra i professionisti delle due emittenti e, buon ultimo, il problema dell’accordo sulla divisione degli utili tra tutti i soggetti in campo (compreso Infront).
Detto un bel Pater Ave Gloria, domani Malagò annuncerà il commissariamento della Figc. Il commissario potrebbe essere proprio lui in persona, ma c’è chi parla (tenetevi forte) di un ritorno stile-zombie di Franco Carraro detto ‘Il Collezionista’ (di poltrone), per l’esattezza il presidente Figc ai tempi di Calciopoli che in questi giorni è uscito dal loculo con un libro-autobiografia in cui, tra le altre cose, dice che Moggi non era poi quel furfante che i giudici ci hanno fatto credere. E il nuovo presidente Figc? Per nominarlo c’è tempo, ma segnatevi questo nome: Michele Uva. Nel 2013 direttore generale del Coni, nel 2014 direttore generale della Federcalcio, dall’aprile 2017 membro del board Uefa. Difese la Juve dalla Commissione Antimafia e grazie a lui Agnelli e Tavecchio, un tempo nemici, avevano cominciato ad amoreggiare. Scommettiamo che…?