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Senza De Rossi la Roma costruita sull’emergenza

De Rossi

(E.Sisti) – Due giornate di squalifica in fondo non sono niente. Umanamente è molto più lunga la sequenza dello schiaffone a Lapadula. Le squalifiche hanno un senso e passano, gli errori non hanno senso e pesano. Il costo che De Rossi ha fatto pagare al suo club con le sue due ultime cadute di stile, Porto e Genoa, si misura in prestigio, soldi e mancanza di lucidità. De Rossi si è reso protagonista «di una cattiva lettura dell’azione», come si dice in tv scambiando le partite di calcio per una biblioteca. L’improvvisa miopia del capitano, più esistenziale che tattica, avrà come conseguenze dirette che Daniele si riposerà (ma solo in parte perché sarà sicuramente in campo nella sfida di Champions contro il Qarabag), la Roma rifletterà senza capire esattamente su cosa riflettere (solo una multa dello spogliatoio) e i tifosi continueranno a spezzarsi in due tronconi, come fossero condannati da un’antica maledizione a dividersi fra “odi” o “amo”, trascinati via dalla loro stessa passione: da una parte chi è d’accordo con Totti e Nainggolan («Daniele non si discute»), dall’altra chi è convinto da anni che sotto quella barba mai più tagliata si nasconda un professionista più tormentato che sorridente, forse più incline di quanto si pensi a mollare o a cambiare aria per un paio d’anni o quel che resta. Oltre a riflettere la Roma dovrà anche fronteggiare l’emergenza. Ma è un falso problema.

La Roma di Di Francesco è costruita sull’emergenza. Mancano cose da sempre. Solo che nessuno ci fa più caso. La Roma emergente dall’emergenza ha sbagliato cinque partite ( Atletico due volte, Inter, Napoli e Genoa), di queste ne ha perse soltanto tre ed ha tutto il diritto di sentirsi in corsa per lo scudetto. Con o senza De Rossi, con qualche fantasma sulle corsie e persino con Gonalons in campo, che quando è stato chiamato a dirigere il traffico pareva un vigile col cappello calato sugli occhi. Di Francesco è un fuoriclasse. Sa come prepararti il caffé. Se manca la materia prima (e ci sono zone in cui la Roma non ha sufficiente materia prima) lui non fa una piega e ti mette sotto il naso una tazzina talmente profumata che non dubiti nemmeno per un minuto che tutto quell’aroma possa provenire dalla bollitura di un surrogato. L’assenza forzata di De Rossie il contemporaneo infortunio di Defrel riaprono comunque la falla della rosa giallorossa.

Anche se c’è stato un sondaggio per Berardi, ufficialmente Monchi ha confermato che la Roma non farà mercato a gennaio. Il che vuol dire che gli unici due esterni alti credibili rimarranno El Shaarawy e Perotti, ognuno stanco a modo suo, che davanti c’è solo uno Dzeko affranto, e che Schick fino a oggi poteva anche essere l’involucro che nascondeva il vecchio Ibarbo (ma forse il ceco sarà titolare con la Spal venerdì). Florenzi è adattato e, a meno che Emerson non ritrovi di colpo la condizione, non è mai esistito alcun sostituto per Kolarov: il serbo sta pagando tre mesi pazzeschi eppure ancora oggi rimane l’unico che scelga di saltare l’uomo e che soprattutto sappia farlo. Conclusione: De Rossi squalificato non può e non deve alterare il gusto del caffé di Eusebio. Non sarà bella, ma la Roma esprime una sua armonia. E giocarci contro non è facile. Se supera i gironi in Champions, in campionato avrà un calendario da sfruttare col morale alto. Sempre che non si decida di continuare ad assestare ceffoni al primo che capita.

fonte: Il Tempo

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