(M. Vitelli) – Quasi sessantamila spettatori all’Olimpico, per un derby che verrà ricordato principalmente per la fratellanza tra le tifoserie, mai come ieri unite nel ricordo di Gabriele Sandri. A dieci minuti dal fischio d’inizio la Curva Nord srotola un’enorme immagine del volto del compianto compagno di tifo con accanto la testa di un’aquila. Sui maxischermi, intanto, compaiono il papà, la mamma e il fratello di Gabbo e allora i supporter giallorossi lanciano il coro «Uno di noi». La Nord risponde con «Gabriele con noi», poi un lungo e sentito applauso che unisce tutti. Nel settore più caldo del tifo romanista compaiono all’improvviso durante l’inno migliaia di bandierine a formare un muro rosso con la scritta Roma in giallo. Alla lettura delle formazioni i laziali fischiano sonoramente Kolarov, l’unico ex dell’incontro.
Pronti via e la Nord esplode per un gol di Immobile, ma il primo assistente di Rocchi alza la bandierina e allora è la Sud a gongolare unendosi al fischio del direttore di gara. Al 10’ Nainggolansupera con un sombrero Leiva che lo stende. Rocchi tira fuori il giallo e i tifosi della Roma lo sottolineano con un fragoroso applauso. Dopo una bella occasione fallita di un soffio da Dzeko, in Sud compare una bandiera del Belgio, qualcuno invoca il gol del Ninja, verrà accontentato nella ripresa. A inizio secondo tempo, ecco un’altra coreografia dei romanisti. Tre grandi striscioni compongono la frase «L’Urbe siamo noi». Gli omologhi dalla parte opposta dello stadio attaccano la realizzazione con un «Nun se po’ guardà» gridato a squarciagola. Al minuto 48 Kolarov, proprio lui come direbbe Sandro Piccinini, entra in area e viene steso da Bastos. «Rigore» urlano i giallorossi sugli spalti e così è. Dagli undici metri Perotti cammina, calcia, segna e fa esplodere la Sud che sta ancora mostrando la scenografia mentre nella Nord cala il gelo. Il momento è favorevole ai padroni di casa che sotto l’incessante spinta dei propri tifosi raddoppiano con Nainggolan.
Romanisti in paradiso, laziali all’inferno. Quando al 58’ Inzaghi sostituisce Lulic al bosniaco arriva una pioggia di fischi. Dodici minuti dopo la prima richiesta di Var in un derby di Roma. Perché Manolas ha toccato il pallone con il braccio. Rocchi va al monitor, il silenzio si impadronisce del resto dello stadio, finché non arriva la decisione. Il gol di Immobile risveglia la torcida laziale che ora soffia sulle ali dei ragazzi di Inzaghi per spingerli verso il pareggio. Ma il risultato non cambia più e dopo i sei minuti di recupero passati con le palpitazioni, sono i romanisti ad esultare per ultimi.
Fonte: il tempo