(E. Menghi) Il ragazzino che «in futuro potrebbe essere incidentalmente un grande giocatore», due anni dopo è meno bambino e più vicino all’identikit in prospettiva fatto dall’ex diesse Sabatini, che lo strappò al Fluminense per 17 milioni di euro, generando non poche perplessità. Un po’ per la giovane età e un cartellino oneroso, un po’ per un dono particolare: a 18 anni Gerson ricevette la maglia col numero 10, un oltraggio per i tifosi romanisti, un argomento convincente secondo il dirigente ora all’Inter per portare il talentino nella capitale che si apprestava a piangere l’addio al calcio di Totti.
Con la doppietta di Firenze il brasiliano si e finalmente iscritto al club dei marcatori della Serie A, meritandosi virtualmente un’altra casacca vestita dall’ex capitano giallorosso nel gennaio 2012: «Scusate il ritardo». Eccolo Gerson, l’undicesima presenza nel campionato italiano a stata quella buona: via l’alone di mistero per un pomeriggio da protagonista. L’attesa a stata estenuante, il percorso ballerino, tra chance inattese e mal sfruttate, come quella maglia da titolare a Torino contro la Juventus, pesante più della 10 regalata da Sabatini. Gioca da esterno d’attacco allo Stadium, non lo aveva ancora mai fatto nella Roma, Alex Sandro lo fa sfigurare e Spalletti lo richiama in panchina dopo 45′. Gerson finisce sul mercato di gennaio, l’affare col Lille salta all’ultimo minuto e per «punizione» gioca solo con la Primavera. Con Di Francesco è rinato, è tornato a sentirsi parte del progetto, usato nelle partite importante, vedi Stamford Bridge, perché considerato all’altezza. Stavolta non si fa parlar dietro, prende coraggio e continua a mettere minuti sulle gambe fino all’exploit di ieri: «Ringrazio l’allenatore, Dio e tutta la squadra che mi ha dato molta fiducia. Questi due gol – dice il brasiliano – possono essere la mia ripartenza. Spalletti mi aveva dato alcune occasioni, non sono stato bravo io a sfruttarle. Non ero ancora pronto. Quest’anno ho iniziato con un’altra testa e sto dimostrando di poter fare meglio».
Di Francesco per 4 volte gli ha fatto fare l’ala destra, lo stesso ruolo in cui fallì a Torino, ma che ora sembra calzargli a pennello: «Mi è stato presentato sostiene l’allenatore come centrocampista, ma lo seguivo dai tempi del Sassuolo quando giocava esterno alto e ha le qualità per fare benissimo lì. Non mi accontento e non deve farlo neanche lui perché ha grandi potenzialità». I crampi hanno obbligato Gerson a chiedere il cambio: «Solo un po’ di stanchezza, era da tempo che non giocavo così tanto». Dai 90′ con l’Astra Giurgiu in Europa League, quasi un anno fa. II brasiliano ha fatto lo show a Firenze, Manolas ha dato la spallata decisiva al match: «Sono stato fortunato stavolta. Siamo la Roma, dobbiamo continuare così. Il derby è importantissimo e speriamo di vincerlo».