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L’ex arbitro Russo: “Brescia-Roma? Quel giorno non ero in forma”

(T. Riccardi) – La prima volta che Giuseppe Iachini – l’attuale tecnico del Sassuolo – affrontò la Roma da allenatore era il 22 settembre 2010. E vinse. Era un Brescia-Roma 2-1, arbitro Carmine Russo di Nola. Specifica doverosa, quest’ultima. Quel giorno i protagonisti non furono quelli in campo e nemmeno quelli seduti in panchina. A calamitare le attenzioni generali fu il direttore di gara, suo malgrado. Condizionò fortemente il match con “decisioni sbagliate”. Passò alla storia come una sfida epica per i giallorossi nonostante la sconfitta, con Julio Sergio in porta in lacrime con il piede rotto e tante polemiche nel post per le decisioni del fischietto campano. Oggi Russo non arbitra più, ha smesso lo scorso campionato dopo 141 direzioni in Serie A (16 volte con la Roma: 12 vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte). Attualmente ricopre la carica di team manager della Casertana. Ha cambiato vita. Ora può parlare del suo passato prossimo, senza più le inibizioni dettate dalle regole del mestiere.

Che rappresentò per la sua carriera quel Brescia-Roma?
“Non fu un momento facile. Sbagliai le decisioni, c’è poco da dire. Bisogna fare autocritica quando serve, anche perché io sono sempre severo con me stesso. E in quella circostanza lo fui anche più del dovuto. Dopo quella partita fui fermato dalla mia associazione per un periodo. Presi atto dei miei errori e guardai avanti”.

Cosa non andò quella sera?
“Non ero in forma io e non fui aiutato nemmeno dai miei collaboratori. Purtroppo gli errori si fanno nel corso di una carriera, quella sera ne feci troppi tutti insieme. Pensi che passò tanto tempo pure per tornare ad arbitrare la Roma”.

E quando tornò ad avere davanti la Roma, come si sentì?
“Non vedevo l’ora di tornare ad arbitrarla. Non avvertivo alcun condizionamento di sorta o pressione di qualche tipo. Volevo dimostrare che quella del Rigamonti fu soltanto una parentesi e nulla di più. Era un Bari-Roma del 2011 che i giallorossi vinsero 3-2 con una doppietta di Totti. Ricordo cosa mi disse Francesco prima della gara…”.

Racconti.
“Mi guardò e si lasciò andare ad una battuta: “Te sei salvato che a Brescia io non ce stavo…”. Scoppiammo a ridere. Ricordo con piacere quella giornata, ebbi modo anche per chiarirmi con il resto della squadra e con i dirigenti della società. Da voi romanisti vengo sempre ricordato per quella partita, eppure nessuno dice che dopo Brescia non ho più sbagliato una partita con la Roma. A prescindere da vittorie o sconfitte”.

Se ci fosse stato il VAR a Brescia?
“Sarebbe cambiato tutto, senza dubbio. Ci sarebbe stato modo per rivedere gli episodi con lucidità e prendere decisioni differenti. La nuova tecnologia è molto importante per i direttori, riduce al minimo gli errori macroscopici. Non si potrà mai raggiungere la perfezione, ma con la goal line technology e il VAR il margine di sbaglio si riduce sensibilmente. A mio avviso, deve essere migliorato ancora qualcosa sui tempi di ripresa del gioco – al momento passa troppo tempo – però mi sembra un passo avanti fondamentale per il sistema calcio”.

L’arbitro o gli arbitri migliori della Serie A?
“Ne cito due: Orsato di Schio e Rocchi di Firenze. Quest’ultimo sarà il nostro rappresentante ai mondiali di calcio. Poi, stanno venendo fuori tanti giovani interessanti come Doveri o Guida. La classe arbitrale italiana è mediamente di alta qualità. Lo dico con cognizione e senza interesse alcuno, non facendo più parte del sistema. A luglio mi sono dimesso dalla commissione arbitrale della CAN PRO”.

Soddisfatto della sua carriera da direttore di gara?
“Si può sempre fare di più, ma ritengo di aver fatto cose importanti in Serie A. Non sono diventato internazionale, questo sì, ma quel circuito l’ho vissuto anche da dentro con alcune direzioni di amichevoli o eventi di prestigio. Non mi lamento”.

Come nasce la decisione di fare il team manager della Casertana?
“Quando mi è stata proposta questa prospettiva non ho esitato un secondo ad accettare. Il club è serio e i professionisti sono di prim’ordine. È un incarico che porto avanti con totale impegno e dedizione. Al momento, questa è la mia unica occupazione. Io sarei insegnante di
scienze motorie, senza cattedra assegnata. Mi capita di fare delle supplenze, però non in questo periodo. Quindi lavoro al massimo per la mia società. Alla Casertana ci sono tutti i presupposti per fare bene, anche se i risultati non sono eccelsi”.

Il ruolo che ha scelto non è dei più semplici, quella del team manager non è una figura di sola rappresentanza in una società.
“Verissimo, mi occupo dell’aspetto organizzativo della squadra sotto ogni punto di vista. Allenamenti, trasferte, spostamenti, tutto. Il passato da arbitro mi ha aiutato molto a calarmi nel ruolo senza tante difficoltà. Sono contento di questa mia nuova vita. Ho 41 anni, ho ancora tanta strada da fare. Mi manca di vivere il campo in prima persona come facevo, ma mi abituerò anche a questo. Ho saputo che il team manager della Roma è De Sanctis. Sono contento che pure lui abbia intrapreso questo percorso, l’ho arbitrato tante volte e so che è
una persona seria. Saluto Morgan e tutta la Roma. Ormai Brescia è acqua passata”.

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