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Gazzetta dello Sport Juve-Roma al rovescio

Di Francesco

Si avvicina uno strano Juve-Roma. Perché strano? Perché contiene contraddizioni, alcuni parametri di oggi vanno in controtendenza rispetto a ieri. Dove si conferma come il calcio demolisca luoghi comuni o stacchi etichette preconfezionate, salvo ricostruirli o riappiccicarle a stretto giro di posta.

«Lo scudetto lo vince chi subisce il minor numero di reti». Di solito la Juve. Sullo spirito d’attacco della Roma, idem. L’ultimo scudetto giallorosso, datato 2001, poggiava sul maggior numero di gol segnati. La Juve vanta il miglior attacco con 44 gol – scrive la Gazzetta dello Sport -, alla faccia del Napoli tutto bellezza e offensività e della Roma stessa. La miglior fase difensiva però ce l’hanno i giallorossi, con appena 10 gol al passivo. La Roma conta una partita in meno, deve recuperare la gara con la Samp, per cui il primato è virtuale, ma il dato dice da che parte tira il vento oggi e spazza via l’immaginetta di Di Francesco allenatore zemaniano, spensierato e farfallone. Nulla è come sembra o come pensiamo che sia.

Più intrigante il fatto che nella Juve ci siano tre titolari di estrazione romanista. Pjanic è arrivato a Torino con treno diretto dalla stazione Termini; Benatia in aereo da Monaco di Baviera, via Bayern; Szczesny alla Roma era in prestito ed è stato l’Arsenal a venderlo alla Juve. Non è tutto. La Juventus ha cercato di prendere Nainggolan e Strootman, oggi sembra interessata al giovane Pellegrini.

Partita ricca di spunti tecnico-tattici. Ne ingrandiamo uno che potrebbe smuovere qualcosa o spostare equilibri, per usare l’espressione di un ex juventino. Sulla destra della Juventus, come esterno d’attacco, dovrebbe collocarsi Douglas Costa, che è mancino. La classica mossa del piede invertito, affinché il giocatore rientri verso l’interno e tiri o serva un traversone col piede preferito. In questo caso la variante potrebbe funzionare con maggior forza perché Douglas Costa avrà davanti Kolarov, mancino esuberante nelle discese e nelle conclusioni, ma in difficoltà ogni volta che deve difendere col destro, il suo piede sbagliato.

Allegri e Di Francesco sono uniti dal Sassuolo. Allegri l’ha portato in B nel 2008, Di Francesco ha completato l’opera con la promozione in A nel 2013. Sembravano allenatori diversi, ma Di Francesco si è un po’ «allegrizzato», ha smussato gli spigoli di certi dogmatismi iniziali, ha scoperto il valore della duttilità. È più liquido, meno schematico.

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