(M. Pinci) “Nun se pò fa”, bofonchiava imbronciato Totti mentre la Roma salutava la Coppa Italia. La certezza da ieri è che il virus non ha colpito solo i titolari, ma ha attecchito pure tra le riserve. La Roma è una squadra che da un mese ha dimenticato come fare gol, ed è una pessima notizia visto che tra due giorni il calendario le chiederà di provare a vincere in casa della Juventus.
Dovendo far posto nel bagaglio pure all’umore nero per l’eliminazione agli ottavi di coppa: curioso che a rovinarglielo sia stato il Torino, capace di vincere 1- 2 all’Olimpico, ancora con il ventenne Edera, come dieci giorni fa nell’1- 3 alla Lazio. Ma nella prima notte veramente buia, Di Francesco ha finalmente scoperto Schick. Passato in una sera da incognita a speranza unica di guarire, nel Natale all’Allianz Stadium, l’impotenza in area avversaria. Ventuno gol in undici partite da settembre al derby, due a partita insomma.
La metà nell’ultimo mese: da quando è improvvisamente scomparso Dzeko, a nessuno è venuta voglia di non farne sentire la mancanza. Ieri col Torino c’erano, insieme a El Shaarawy, i giovani turco Under e Schick, una coppia da 55 milioni. A cui aggiungere i 20 spesi per Defrel: un panierino da 75 milioni totali non particolarmente fruttuosi. Almeno fino a quando, ieri sera, l’attaccante ceco ha provato a cambiare colore alla serataccia con l’unico gol romanista.
Di Francesco non può far altro che coglierlo come un segnale per il futuro, anche quello a brevissimo termine, e augurarsi che non manchi molto al giorno in cui Schick potrà davvero raccogliere l’eredità di Salah: un signore che a Liverpool ha già segnato 20 volte, quasi a voler riempire di sale la ferita della sterilità romanista. Il rapporto con la porta avversaria è conflittuale al punto che nemmeno un rigore regalato serve più. Dopo l’errore dell’infallibile Perotti, ci si è messo pure Dzeko: nelle ultime 3 gare giocate l’unica rete “utile” resta quella, controversa anziché no, di Fazio col Cagliari.
Stavolta la Roma ha scoperto che pure il più giovane dei fratelli Milinkovic – quello che fa il portiere nel Toro – può eliminarla dalla coppa, come fece il maggiore lo scorso anno, segnandole due gol con la Lazio. Un altro super portiere dopo Sorrentino contro il Chievo e Cragno col Cagliari, un altro paio di pali colti, per un totale di 16: nuove declinazioni della parola “ sfortuna” da aggiungere alla collezione di occasioni perdute. Che a giocare fosse una vera e propria Roma- B, con dieci cambi nell’undici titolare rispetto a sabato scorso, contava poco e conterà ancora meno verso la partita di sabato a Torino: semmai ha ricordato a Di Francesco che il turn over, quello in cui chi entra fa bene come chi è uscito, è una meravigliosa utopia estiva destinata a gelare in autunno.
Gli uomini di cui fidarsi sono pochi, sempre i soliti, con l’ennesima bocciatura di una discreta fetta del mercato estivo, da Moreno a Gonalons e Under. Proprio mentre Mihajlovic mostrava a Pallotta che attaccanti forti non serve necessariamente andarli a cogliere in Turchia, perché anche da queste parti si può far germogliare un Edera niente male.