(S. Carina) – Prima o poi doveva arrivare. Il calendario ha voluto che fosse l’ultima partita dell’anno. Una data quasi simbolica. Di Francesco ritrova il Sassuolo: una bella storia, senza dubbio. Cinque anni dove Eusebio è cresciuto e si è affermato come allenatore. Ha vinto, ha perso, è stato esonerato e poi ripreso. Tutto nella stessa piazza che lo ha reso grande ma che lui stesso ha contribuito a far uscire dall’anonimato calcistico per farla approdare addirittura in Europa.
GLI INIZI – Cinque stagioni iniziate con la vittoria del campionato di B e la storica promozione in serie A al primo tentativo. L’uno a zero al Livorno il 18 maggio del 2013 dà il via alla festa. Livorno che rappresenterà anche il momento più difficile della sua esperienza in Emilia: sette mesi dopo, il 18 gennaio, il ko per 3-1 contro i toscani convincono Squinzi a esonerarlo. Al suo posto Malesani che dura poco: cinque partite, altrettante sconfitte. Il 3 marzo l’abruzzese viene richiamato. La situazione appare drammatica ma il tecnico, con una giornata d’anticipo, riesce a conquistare la salvezza. Dopo una stagione di assestamento, conclusa con un tranquillo dodicesimo posto, quella successiva gli regala la sesta piazza e la qualificazione ai preliminari dell’Europa League. Torneo al quale approda a fine estate che gli permette di farsi conoscere all’estero, come ha ammesso Monchi, rimasto piacevolmente sorpreso dal doppio confronto (3-0, 2-3) con l’Atletico Bilbao. Finisce la stagione dodicesimo, pronto al grande salto.
L’APPUNTAMENTO – Domani ritroverà tanti amici ma non sarà una rimpatriata. Roma e Sassuolovivono momenti opposti. Gli emiliani arrivano da tre vittorie consecutive in campionato che hanno permesso a Iachini, subentrato a Bucchi, di tirarsi fuori dalla zona retrocessione. Eusebio, invece, è nel momento più difficile dal suo approdo nella capitale. L’eliminazione dalla coppa Italia per mano del Torino, brucia paradossalmente più del ko con la Juventus che ha comunque allontanato i giallorossi dalle prime due in classifica. Serve vincere, magari facendo sbloccare Dzeko, regalando minuti e gol a Schick e varando una squadra che riesca a farli giocare insieme. Perché se Eusebio si sforza a ricordare che la Roma si schiera con il tridente, nell’immaginario popolare (e probabilmente anche in quello mediatico), è la coppia ceco-bosniaca a rubare la scena. Sinora, inutile negarlo, hanno fatto fatica uno vicino all’altro. Appena una rete, quella inutile contro il Torino in coppa Italia, in 184 minuti insieme, diluiti in 7 gare.
MAI DIRE MAI – Di Francesco però non si arrende. È testardo, meticoloso e sta studiando il modo per farli coesistere non derogando dal 4-3-3, anche se Schick non è un esterno. Per quest’anno, avanti così. Il futuro, invece, potrebbe fargli strizzare nuovamente l’occhio verso il passato. A Sassuolo gioca Berardi, che il tecnico ha allevato, coccolato, difeso e con il quale c’è un feeling speciale. Inutile oggi fargli domande sul ragazzo, perché la risposta sarà evasiva. Ma per giugno – con una valutazione che non potrà certamente più essere quella della scorsa estate (45 milioni) – c’è da scommettere che Eusebio tornerà a pensarci.