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Il Messaggero Sorrentino: “Che dispiacere per mamma…”

(M. Sorio) Il terzo portiere italiano con più esperienza in A (era la presenza numero 310, Mirante fa 318, re Buffon 629) si regala un sorriso birichino, dice che «nella parata su Schick c’è un po’ il mio lato folle, ormai ero sbilanciato dalla deviazione, l’unica era fermarla con quella mezza rovesciata» e magari, non l’ammette ma forse lo pensa, gli torna in mente quel 2013 quando – così scrive nella sua autobiografia, «Gli occhi della tigre» – «fui a un passo dalla Roma: giocare con Totti mi sembrava un sogno, avrei fatto carte false per essere il suo portiere». La Roma paga la giornata da giovincello del 38enne Stefano Sorrentino, uno ch’è sempre stato bravo lì, a parare nello specchio, nell’uno contro uno, quando l’attaccante è solo, tanto da sommare in carriera, su 213 match col Chievo, una media di quasi una gara su tre (tipo ieri) chiusa con la porta inviolata. «Fermare questa Roma, che se la giocherà per il titolo sino alla fine, è una soddisfazione. Avevamo messo in conto di doverle concedere occasioni. Ma chi viene qui, dal canto suo, deve mettere in conto la nostra attenzione difensiva».

QUESTIONE DI CUORE – Era successo a Sarri (0-0, al Bentegodi, il 5 novembre scorso), succede a Di Francesco, succede che il Chievo di Sorrentino – squadra con l’età media più alta d’Europa – si diverte a giocare certi scherzetti. «Quando vogliamo, riusciamo a essere coraggiosi anche contro le big. Meritiamo un grosso applauso. Se giochiamo così, rognosi fin dall’inizio, col Chievo diventa difficile per tutti». Anche per chi lotta ai piani alti. «Il bello per lo scudetto è che la corsa stavolta è livellata, nessuna favorita, tutto più spettacolare», così Sorrentino. Lui che, adesso, ha un biglietto del treno da rimborsare: «Mia mamma, romanista sfegatata come tutta la sua famiglia, è venuta giù da Torino apposta per la partita. Dice sempre: se mi taglio, esce sangue giallorosso. Le ho dato un dispiacere: tra lei e la Roma è una cosa seria…»

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