(T. Cagnucci) – Difendere Patrik Schick oggi non significa tradire il concetto per cui conta solo la maglia, ma il contrario: significa che conta più la maglia di un tiro sbagliato al 93′. Difendere Patrik Schick non significa negare che i giocatori passano e la Roma resta, non significa nemmeno difendere la società o cazzate del genere raccontate dal profilo (ben in vista) dei finti ribelli da social, ma il contrario, l’esatto perfetto contrario: significa non mettere in dubbio che la Roma è più grande. Di tutto. E chi ne è consapevole nemmeno si pone questi problemi. A me di Patrik Schick interessa poco o niente, nemmeno degli americani, dei sensiani, dei derossiani, dei tottiani, dei frauiani, dei falcaisti… E non lo conosco, non ha ancora fatto niente per la Roma (non ha ovviamente nemmeno avuto il tempo per farlo) ma indossa la maglietta della Roma e la maglietta della Roma è sacra. È tutto. È di più. È quel che conta. […]
E ho visto cose che voi romanisti non potreste immaginare, almeno quelli che hanno aspettato 41 anni uno Scudetto, o che dal 1986 al 2001 per esempio hanno vinto soltanto una Coppa Italia arrivando al massimo una volta terzi. Ho visto i tifosi della Roma prendere per il culo uno che ha vinto la Bundesliga e la Premier (due volte) con due squadre che non avevano mai vinto o vinto mezzo secolo prima dandogli del cieco, con tanto di vignettine, livore allo stadio, fischi quando stava in campo; ho visto paragonare Schick a Pistorius e a Kanu, prendendo per il culo non solo il giocatore ma le stesse disabilità e malattie. Fa schifo. Fa schifo. Fa schifo. Non fa ridere e fa schifo. […]
Sono i mainagioisti cronici e i sempre incazzati, soprattutto con chi della Roma non s’è mai disamorato. Quelli che hanno buttato via il sentimento barattandolo con l’apparenza. Lo stile preferito alla passione senza capire che uno stile non si costruisce a tavolino, o a Londra, o in qualche negozio fico, ma con la fedeltà a un’idea. Che è la Roma, che è sempre la maglia quello che conta e se un giocatore non la tradisce pure se mi sbaglia mille gol io lo sostengo. Anzi lo sostengo di più. Com’è sempre successo in passato, con Rudi Voeller, Tommasi, Delvecchio, Cerezo… Sempre tutti dalla stessa parte senza slogan tranne il forza Roma. […]
«Il giocatore non va divinizzato, è la maglia che tiene il sudore». Sapete quando l’ha pronunciata Viola? Per rispondere alle critiche dei tifosi alla cessione di Agostino Di Bartolomei. Da che parte state? Viola o Dibba? La maglia o Ago? Così lo capite che conta solo la Roma?
Fonte: il romanista