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Repubblica.it Natale con Juve-Roma, sotto l’albero il duello da scudetto

Di Francesco

(F. Bocca) – Juventus-Roma è lo scontro meno natalizio che si potesse scegliere per riportare il calcio a Natale – un tempo, prima che i calciatori scoprissero “Natale a Miami” era già così -, ma va bene così, e anzi l’oggetto è di forte richiamo passionale. Di solito Juventus-Roma è una partita spartiacque, cambia il corso delle cose, spacca, non lascia quasi niente immutato. Spesso addirittura velenosa. E ora può spaccare e decidere più di quanto non lo abbiano fatto prima Napoli-Juve (0-1), Juve-Inter (0-0), Roma-Inter (1-3), Napoli-Inter (0-0).

Le due fasi, bianconera e giallorossa, al momento sono opposte. La Juventus di Allegri si sta giocando il ruolo di superstar del calcio italiano, sta scommettendo forte su se stessa, è impegnata a ristabilire un’egemonia che sembrava perduta, è sostanzialmente in fase di rilancio. La Roma viceversa, dopo il picco con la qualificazione agli ottavi di ChampionsLeague davanti a Chelsea e Atletico Madrid, viene dall’eliminazione in Coppa Italia che non ha fatto altro che certificare un periodo di scarsa brillantezza e di troppi 1-0. Ma la classifica è sempre ottima, e dunque la partita c’è tutta. Anche se i bookmakers danno la vittoria della Roma a Torino a circa tre volte la vittoria stessa della Juve. Questo potrebbe darci l’attuale differenziale tra le due squadre in una partita a Torino, e dunque la condizione di partenza del supermatch. Partita che si porta dietro, ovviamente, l’attualità ma anche e soprattutto un passato fatto di rivalità e acredine. Che però per il momento mettiamo da parte e diamo come sfondo sostanzialmente immutabile da trent’anni a questa parte.

Quello che colpisce di più in questo momento è la gestione e cioè il comportamento dei due allenatori di fronte a due squadre che devono essere continuamente sollecitate e tenute in tensione. Max Allegri è ormai smaliziato dall’esperienza, fortemente pragmatico, duro ma anche disposto al compromesso, un ricercatore della formazione giusta con estrema prudenza, uno che non si lascia ammaliare da slogan e mode. Niente affatto perfetto e spesso eccessivamente prudente, ma insomma con un suo stile riconoscibile. Da Pogba a Dybala, da Bonucci a Higuain, la gestione di campioni e soprattutto delle loro bizze fa parte ormai del suo bagaglio. Al momento pare aver ricondotto Dybala al ruolo di buon soldato bianconero, anche se per lui l’importante è soprattutto averne recuperato il contributo fondamentale in una stagione in cui la Juventus dovrà comunque cercare di portare a casa il massimo. Ad Allegri interessa poco il consenso, non è ammaliato dalle sirene dello spettacolo, la sua preoccupazione maggiore non è l’attacco dove comunque può scegliere e sacrificare qualcuno non lo angoscia più di tanto, quanto allestire la miglior difesa possibile. “Perché gli scudetti li vincono le difese”.

Eusebio Di Francesco pur avendo fatto la gavetta del Sassuolo è ancora un po’ scolastico, educato, bravo, pieno di buoni sentimenti, e privo di pelo sullo stomaco. Per lui il turn over è sì un buon sistema per tenere tutti i giocatori allenati e sotto tensione, ma anche una forma di democrazia in cui crede molto, una giusta ricompensa a chi comunque tira la carretta e rischia di non avere alcuna soddisfazione. Solo che il turn over è sì democratico, ma anche traditore, per cui puoi finire col rimetterci alla fine anche la Coppa Italia.

Allegri dispone di una corazzata, Di Francesco di una nave da crociera. Torino è sempre in allarme rosso, pronta a giocarsi tutto ovunque, Roma è più ammaliante e fascinosa ma ciclicamente diventa anche la soap di “Love Boat” un mondo fatto di guanti bianchi, party e sorrisi. Sia come sia, alla fine però i problemi diventano gli stessi, così come Allegri deve riuscire spesso a tenere insieme Higuain e Mandzukic, così Di Francesco deve farlo con Dzeko e Schick. Mentre tutti parlano degli attaccanti Allegri rimugina giorno dopo giorno sul dopo Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini, Di Francesco è un discepolo zemaniano ma intanto la Roma sta lì nonostante segni poco e abbia però la miglior difesa del campionato. Insomma tutti apparentemente Guardiola e sotto sotto Trapattoni.

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