Bruno Conti, ex giocatore della Roma, questo pomeriggio ha rilasciato alcune dichiarazioni. Queste le sue parole:
“Di Bartolomei era il nostro grande capitano. Una volta con lui c’è stato anche un vaffa, ma c’è stato un rapporto straordinario con tutti”.
Sei stato l’ultima ala del calcio?
“Oggi il calcio è cambiato, adesso parliamo di esterni. Prima c’erano i Causio, i Sala e i Donadoni, grandi campioni. Il calcio è cambiato in generale, anche ai nostri tempi, dove si parlava di giocare in una certa maniera, ma anche oggi dove si predilige rientrare. A parte la fase offensiva anche io tornavo sempre a tornare e difendere, oggi non si sente più parlare di ala”.
Ti sei rivisto in qualcuno?
“Si parlava molto di Iturbe, che aveva anche il numero 7. Si accostava alle mie caratteristiche, poi è successo quello che è successo. Adesso c’è Florenzi, è tanta roba in fase offensiva e difensiva. Ha grande tecnica, sa crossare sul fondo alla grande. Diciamo Florenzi”.
Pellegrini ha la 7 oggi…
“Sono contento, è un bravo ragazzo e un ottimo calciatore”.
Adesso le gare con Torino e Juventus…
“Io ho esordito in serie A contro il Torino, quando Domenghini sbagliò un rigore. Di Francesco ha saputo organizzare un gruppo unito anche nei rapporti e questo è molto bello. Non dimentichiamo che la Roma ci ha fatto divertire anche se adesso tutti parlano della partita contro il Cagliari. Il mister già pensa a quella di Coppa contro il Torino, poi vedremo con la Juventus. Ora stanno iniziando a giocare alla loro maniera vediamo le vicissitudini interne con Dybala in panchina. Cominciano però a trovare un gruppo importante. E’ una partita giusta in questo momento, è bene confrontarsi, il campionato è ancora lungo e non può essere questa una partita che stabilisce chi vince lo scudetto”.
Come si arriva fino in fondo?
“Penso si faccia con il lavoro settimanale, seguendo l’allenatore. Eusebio ha fatto il calciatore e il team manager a Roma, conosce molto bene l’ambiente. Un giorno ci esaltiamo, un giorno siamo giù moralmente. La prima cosa che sta facendo è tenere serena la piazza e far capire ai calciatori che c’è un gruppo importante, lo stanno seguendo nel modo giusto. Lo vediamo anche nei momenti di difficoltà, rimane lo stesso e non cambia e questo è importante. E’ nato saggio ma lo vediamo tutt’ora, quando a chi parla di una partita vinta che non meritava, risponde in maniera serena ed educata”.
Quale squadra è stata più vicina a portarti via da Roma?
“Il Napoli di Maradona, quando giocavamo contro lui mi diceva di venire a Napoli. E’ successo anche dopo e non potrò mai dimenticare, prima di una tournée con la nazionale, in un ristorante coi miei figli Dino Viola fece una battuta a mio figlio (Daniele, ndr) disse “A Napoli da Maradona”. Il giorno dopo mi fece firmare il rinnovo”.
La squadra a cui sei stato più vicino?
“Il Napoli di Maradona, lui dopo le partite mi diceva ‘vieni al Napoli’. Mio figlio Daniele era innamorato di Maradona, durante una cena il presidente Viola gli chiese dove voleva che io giocassi, lui rispose il Napoli. Il giorno dopo firmammo il rinnovo di contratto (ride, ndr)”.
L’addio al calcio di Totti?
“Il nostro addio è stato forzato e con un po’ di mancanza di rispetto. Potevo andarmene, avevo altre richieste, ma ho scelto di chiudere la carriera in giallorosso. Guardando Francesco ho rivissuto sulla mia pelle quanto mi era successo con Ottavio Bianchi, non meritava questo”.
Fonte: roma radio