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Roma, Riise: “Il gol alla Juve mi ha semplificato la carriera in giallorosso”

John Arne Riise, ex terzino sinistro della Roma, ha parlato a due giorni dalla sfida contro la Juve, partita che rievoca al norvegese grandi emozioni grazie al gol decisivo in occasione del match di Torino datato 23 gennaio 2010:

Sul suo arrivo a Roma.
“Roma occupa un posto importante nel mio cuore, come città e squadra. Quando sono arrivato non parlavo la lingua e si trattava di uno stile di vita nuovo per me. Amo la città e i romani, è qualcosa di totalmente diverso rispetto alla Norvegia. Sono stato qui tre anni e a volte rimpiango di essermene andato, soprattutto quando torno. Oggi è stata davvero una bella giornata. La Roma è molto conosciuta in Norvegia, è conosciuta in tutta Europa. quando arrivai non sapevo cosa aspettarmi. Non parlavo italiano e sapevo che gli italiani non parlano bene inglese. Ho subito percepito la cordialità e il rispetto delle persone. Venivo dal Liverpool ed ero abbastanza noto, quindi magari è stato più facile. Per me è stato bellissimi poter dire di aver giocato con Francesco Totti, venire qui sapendo che c’era lui mi ha aiutato, perché rappresentava una sfida. Avrei giocato con uno dei più forti al mondo. Durante le partite c’era il calore dei tifosi, che stessimo giocando bene o male, i tifosi mi incitavano sempre. Mi rispettavano perché davo sempre il massimo”.

Sui tifosi.
“I tifosi sono molto appassionati. Quando vinci sei in paradiso, se perdi può essere un problema. Ma in fin dei conti è tutto spiegato da quanto i tifosi tengano alla squadra. In un certo modo per me è stato semplice provare la stessa sensazione, volevo sentire le stesse cose dei tifosi, sentire quanto fosse importante la Roma per loro. Lo stesso doveva essere per me o per qualsiasi altro giocatore, sono loro che pagano il nostro stipendio e vogliono che diamo il massimo. Mi hanno dato questa grande opportunità e ho voluto fare come loro, dare il massimo per il club. Credo che ci siano pochi club al mondo, con questa passione, ho giocato nel Liverpool e in un certo modo ci sono delle similitudini, il Liverpool è affermato in tutto il mondo, ma qui a Roma i tifosi sono veramente appassionato. C’è Totti che ha giocato tutta la carriera in questo club, c’è anche De Rossi. Ci sono tante leggende. E poi lo stadio, la città, la storia. Tutto questo rende più speciale essere parte della storia di questo club. Qualcosa di unico che non vedi spesso in altri club in giro per il mondo”.

Sullo Stadio Olimpico.
“Lo Stadio Olimpico è qualcosa di speciale. Ricordo alcune partite, in Champions League o contro Juventus, Inter e  Lazio. Ricordo quei momenti nel sottopassaggio prima di salire sul campo, mentre ci riscaldavamo e sentivamo l’inno. Qualcosa che ho provato anche a Anfield. Ma per capirlo veramente devi viverlo, devi essere là e sentirti parte della storia del club per capire quanto sia importante. Per questo motivo i tifosi mi hanno dato energia per giocare”.

Sulla stagione 2009-2010.
“Abbiamo quasi vinto lo scudetto. Probabilmente è il mio rimpianto più grande, quello di aver subito due gol contro la Sampdoria. Pazzini fece due gol sul secondo palo. Se n’è parlato molto, mi sento in colpa per quella partita, ma allo stesso tempo credo che sia stata la miglior stagione. Ho segnato molto, ho giocato bene, una partita non cambia il giudizio, anche se noi calciatori pensiamo più alle cose negative che a quelle positive. È stato un momento negativo per il club e per me personalmente, ho avuto colpe su entrambi i gol. Abbiamo perso il campionato per due punti, è stata una stagione straordinaria, la squadra ha giocato bene”.

Sul gol alla Juventus.
“Probabilmente il mio gol alla Juventus è quello che mi ha semplificato la carriera a Roma. Pizarro aveva preso il pallone, ho subito pensato che era l’ultimo minuto e di buttarmi in area. L’area era vuota, non c’era Totti, Vucinic, Perrotta e ho pensato di andare. Ho sbracciato per farmi vedere da Pizarro e fargli capire che ero solo sul secondo palo, lui con la sua grande visione di gioco mi ha servito una palla perfetta. Mentre la palla scendeva ho pensato per un attimo di rimetterla al centro per un compagno, oppure stopparla e tirare, ma come si avvicinava ho pensato di colpirla di testa. Vedere la palla entrare è stato… non sapevo nemmeno cosa fare. Ho cominciato a correre verso la curva, non vedevo i compagni, feci loro solo segno di seguirmi. Ho visto De Rossi per terra con Juan a centrocampo, poi sono arrivati gli altri e abbiamo festeggiato coi tifosi. Uno dei momenti più importanti, che mi ha aiutato ad ambientarmi in Italia. Ma anche per i tifosi, uan cosa che non dimenticherò mai, visto che è il gol che tutti ricordano di me. Ricordo anche che parlai per la prima volta in Italiano in TV, ero molto nervoso, sapevo che avrei dovuto parlare in italiano e non in inglese, fu un momento particolarmente difficile”.

Su Steven Gerrard e Francesco Totti.
“Per un giovane norvegese come me, poter giocare con giocatori come Gerrard e Totti era semplicemente un sogno. Ma ci sono riuscito e quello non lo porterà via nessuno. Sono grandissimi campioni, diversi. Gerrard forse è più completo, Totti ha una visione di gioco, una tecnica e una specie di aura che non ha nessuno. È stato un onore per me poterli aver chiamati compagni, amici. Spero che ci divertiremo insieme anche nei prossimi 10-15 anni”.

Sull’addio al calcio di Totti.
“Ho guardato l’ultima partita di Totti in televisione, a casa. Avrei voluto essere lì per esprimere il mio rispetto, ma è successo qualcosa che mi ha impedito di venire qui. Ho pianto per gli ultimi 5 minuti di partita, sapevo che ci sarebbe stata una festa. Ho chiamato anche mia moglie per dirle di venire a vederla, ma era impegnata. A quel punto ho iniziato a piangere per un’ora, un’ora e mezza. perché anche se Totti non parla spesso ed è molto riservato, questa volta aveva un intero discorso pronto e molto emozionante, conosco bene Totti e so cosa significava per lui essere là di fronte ai tifosi e dir loro addio. Ho visto De Rossi piangere insieme a tutti gli altri, è stato difficile. È stato un momento che meritava di essere vissuto. Vederlo al sorteggio di Champions League a Montecarlo, vederlo ricevere quel premio è stato strano. Ma allo stesso tempo so che avrà quel ruolo importante in futuro. Per me sarà sempre un onore e un privilegio dire di aver giocato con lui e di essere stato suo amico. È speciale vedere che la Roma adesso giochi senza di lui. È come se mancasse qualcosa, fortunatamente De Rossi è ancora lì, questi due giocatori hanno qualcosa di speciale. E poi c’è Florenzi, che può sicuramente seguire le loro orme. La Roma ha questa abilità di seguire i suoi talenti e portarli a essere campioni, senza dubbio Totti è uno di questi”.

Su De Rossi.
“Era Capitan Futuro quando giocavo io, anche lui poteva andare in diverse altre squadre ed è rimasto. Lui è la Roma, molti non possono vedere certe cose, ma è pazzesco nello spogliatoio, prima e dopo la partita. Se vinciamo è il primo che entra urlando e mostrando la sua felicità, so esattamente cosa significhi la Roma per De Rossi. Sono felice che sia rimasto, malgrado c’era chi dicesse che doveva andare via. Ha dimostrato tutto il suo valore e sono felice per lui”.

Sulla Juventus.
“Penso che il gap sia stia riducendo, specialmente quest’anno credo che sia assottiglierà ulteriormente. Ma la Juventus è stata la squadra migliore degli ultimi anni, hanno vinto meritatamente. Penso che la Roma si stia avvicinando, ho la sensazione che possa essere il nostro anno. Lo spero tanto, ogni anno ho questa sensazione, ma ci sono anche altre squadre forti, credo che la Roma sarà lì in alto a combattere”.

Il norvegese, attraverso Twitter, ha poi lanciato un altro messaggio d’amore alla società giallorossa: “Sempre nel mio cuore”.

Fonte: Roma Tv

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