(E. Menghi) Né la Roma né Di Francesco hanno mai vinto all’Allianz Stadium: 7 i ko consecutivi subiti dai giallorossi, 4 dal Sassuolo di Eusebio. Numeri da schiaffo al morale, ma ogni tabù prima o poi può essere infranto e mai come quest’anno l’alta classifica dà un senso di equilibrio che lascia spazio alla speranza. Il +3 dei bianconeri è bugiardo, la Roma ha un recupero in sospeso da giocare a gennaio e in una notte potrebbe agganciare la Juventus con la prospettiva di un sorpasso. Una cosa rara per chi non ha fatto altro che inseguire negli ultimi anni. La Juve di oggi è comunque una corazzata, ma è la Roma a poter dire di essere cresciuta, migliorata, se non altro per il miracolo europeo. La squadra che ha battuto il Chelsea ed eliminato l’Atletico Madrid dalla Champions può dire la sua in un campionato in cui si lotta per riportare il tricolore un po’ più al Sud: «Si può vincere dove c’è il sole e dove ci sono tifosi magnifici. Da calciatore – ricorda Di Francesco – potevo andare alla Juventus, ma anche allora scelsi la Roma. Sarebbe bellissimo ottenere qualcosa in questa città. Per noi i bianconeri sono un esempio per diventare grandi, ma non facciamo regali, non andiamo a Torino in gita. Il risultato porta risposte, vincere darebbe forza ed entusiasmo alla mia squadra».
Come togliere un tappo dalla testa dei giocatori, e allora sì la Roma sarebbe la prima antagonista della Juventus: «Ora siamo solo una delle rivali, Allegri ci ha fatto un complimento ritenendoci un avversario forte. I numeri che ha citato riguardo ad Alisson e alla difesa sono importanti, mi auguro di poterli confermare all’Allianz Stadium. Questa partita non è decisiva ma ha un valore importante anche dal punto di vista psicologico. Sicuramente è un campo difficile, non cambia però l’identità della mia squadra e l’idea di calcio che ha acquisito fino a questo momento». Per Eusebio non c’è un problema rendimento: «I risultati non sono stati quelli che ci saremmo aspettati, ma siamo in crescita dal punto di vista fisico e speriamo di rialzare l’asticella. Dobbiamo riprendere il cammino. Se abbiamo fatto pochi gol e non abbiamo chiuso alcune partite la responsabilità è solo nostra e dell’allenatore. Conosco solo un modo per migliorare determinati aspetti, con i fatti sul campo, non con le chiacchiere».
Le critiche non lo spezzano, anzi «ci caricano», ma un filo di nervosismo nella sua voce traspare prima di sciogliersi nel brindisi di Natale a fine conferenza. Con l’augurio di poter trascorrere feste serene dopo la sfida tra il miglior attacco e la miglior difesa della Serie A. La particolarità è che il muro è giallorosso e non appartiene più a Buffon e alla «BBC». Di solito i campionati si vincono così, Allegri lo sa bene, ma di fronte ai 44 gol segnati dai bianconeri in 17 giornate c’è il sospetto che non basti: «Higuain – confessa Di Francesco – è letale, glielo toglierei volentieri. Poi c’è Dybala che è un fuoriclasse, ma Mandzukic è quel calciatore che rovina gli equilibri. La sfida Dzeko-Higuain potrebbe essere determinante per il risultato finale. E se Edin è l’attaccante che nel campionato italiano ha fatto più conclusioni in porta, dobbiamo sì difendere bene, ma anche attaccare meglio, e fare gol». Il blocco del bomber sta pesando: «Ci siamo detti di non vivere in maniera angosciosa questa mancanza e sono convinto che alla fine le reti arriveranno. Schick deve dimostrare il suo talento, ma ce l’ha, fidatevi. A Torino parlano di Dybala come di un giocatore che deve crescere e ciò mi fa capire la differenza di mentalità tra i due ambienti». La misura sta anche negli obiettivi: «Vogliamo arrivare il più in alto possibile in campionato e andare il più avanti possibile in Champions. Non passiamo dalle stelle alle stalle in un attimo per la mancata qualificazione in Coppa Italia». Pregi e difetti di Roma, che sa pure «perdonare»: tre punti in casa della Juve possono valere quasi quanto un trofeo, o meglio ancora spalancare la porta per arrivare a quello più ambito, lo scudetto.