Ieri la Lega di A (da nove mesi governata dal commissario Tavecchio e ancora incapace di rinnovare i propri organi) ha toccato uno dei punti più bassi.
Dopoché una commissione ristretta di cinque elementi — Carlo Tavecchio, Urbano Cairo, Giuseppe Marotta, Claudio Lotito e Marco Fassone — ha ricevuto tutti i vertici delle componenti federali per conoscere i programmi, dopo aver relazionato l’assemblea, i presidenti non hanno appoggiato nessuna componente e nemmeno espresso un loro candidato.
«In assemblea non sono state presentate candidature singole» ha spiegato Tavecchio. «Non mi volete solo perché mi chiamo Claudio Lotito» ha tuonato, «ti sbagli, non ti spingiamo per come hai gestito il potere negli ultimi anni» ha replicato Cairo. Lotito intende ballare da solo. Ha l’endorsement di Napoli, Milan, Genoa, Chievo, Verona, Udinese, Atalanta, Crotone, Benevento e Sampdoria. L’ala riformista, guidata da Juventus, Torino e Inter, urla al conflitto di interessi.
La confusione è totale: dopoché Tommasi e Gravina – scrive il Corriere della Sera – hanno già avanzato la propria candidatura, oggi tocca a Sibilia della Lega Nazionale Dilettanti. Lotito ha tempo fino a domani sera. Con 4 potenziali candidati alle elezioni del 29 diventa pressoché impossibile arrivare a una maggioranza di larghe intese e procedere alle riforme di cui il calcio italiano necessita.